Scoperto sistema quantistico che inverte il flusso temporale

interruttore quantistico

Ci sono momenti in cui la ricerca scientifica produce risultati che sembrano usciti da un romanzo di fantascienza. È esattamente ciò che hanno realizzato Miguel Navascués e Philip Walther, due scienziati austriaci che hanno sviluppato un metodo per alterare la sequenza temporale di una particella luminosa attraverso un dispositivo quantistico innovativo.

Non stiamo parlando di viaggi nel passato in stile Hollywood. Tuttavia, ciò che emerge dal loro studio è sufficientemente straordinario da catturare l’attenzione anche dei non addetti ai lavori.

Il funzionamento del dispositivo quantistico

Nel regno delle particelle subatomiche, la realtà funziona secondo principi completamente diversi dai nostri. Gli elementi microscopici possono occupare multiple posizioni simultaneamente, interagire a distanza e, come dimostrato ora, compiere operazioni che ricordano un riavvolgimento temporale.

Il meccanismo quantistico sviluppato consente a una particella di luce di svolgere due operazioni in sequenze opposte nello stesso momento. Immaginate di poter compiere un’azione e il suo contrario simultaneamente: per noi è inconcepibile, ma nel mondo subatomico rappresenta la normalità.

Grazie a questa tecnologia, gli studiosi hanno documentato un fenomeno ancora più straordinario: il fotone, durante il suo passaggio attraverso il materiale cristallino, ritornava alla condizione iniziale prima di terminare il percorso. Una sorta di inversione temporale automatica.

Come si è svolto lo studio

Il punto di partenza è un concetto fondamentale della fisica quantistica: misurare un fenomeno ne altera inevitabilmente lo stato. I due ricercatori hanno trasformato questa limitazione in un vantaggio strategico. Hanno guidato una particella luminosa attraverso un cristallo connesso al dispositivo quantistico, monitorandone attentamente il comportamento. Il risultato ha sorpreso: prima del completamento del tragitto, il fotone appariva già riportato alle condizioni di partenza. Come se avesse attivato autonomamente una funzione di retromarcia.

Naturalmente, applicare questo processo a oggetti di dimensioni normali rimane impossibile: invertire anche solo un secondo richiederebbe calcoli della durata di milioni di anni, una sfida oltre le capacità dei supercomputer attuali. Niente viaggi nel tempo per esseri umani, quindi. Ma comunque…

Le implicazioni pratiche della scoperta

L’obiettivo reale di questa ricerca non è creare portali temporali, ma affrontare una delle sfide più critiche dell’informatica quantistica: la correzione degli errori computazionali.

Se un’operazione errata potesse essere annullata riportando il sistema allo stato precedente — esattamente come avviene con il fotone nell’esperimento — disporremmo di sistemi di correzione enormemente più potenti. Questo rappresenterebbe un salto evolutivo per le tecnologie quantistiche di prossima generazione, rendendole significativamente più stabili.

È paragonabile a un sistema che dichiara: “Ho commesso un errore, ritorno al punto precedente”. Una sorta di comando di annullamento del mondo delle particelle.

Fonte: opg.optica.org