Regno Unito, in arrivo nuove tasse per i veicoli elettrici

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Chi guida veicoli elettrici pensava di aver detto addio per sempre alle imposte sui carburanti, ma la realtà è diversa. La questione della tassazione delle vetture elettriche è ora al centro del dibattito politico europeo, e il Regno Unito è il primo paese a presentare una proposta concreta. Si tratta di misure che non entusiasmano certo gli automobilisti, ma sono già sul tavolo.

Il governo inglese sta considerando un meccanismo di pagamento per miglio percorso: verrebbero richiesti 3 penny per ogni miglio. In termini più comprensibili: 0,03 sterline, ossia circa 0,035 euro al miglio, corrispondenti a 0,022 euro per chilometro. L’introduzione è prevista per il 2028, con l’obiettivo di compensare la riduzione delle entrate derivanti dai carburanti tradizionali.

Proviamo a calcolare: chi percorre 8.000 miglia annue (circa 12.875 km) dovrebbe versare 240 sterline, pari a circa 280 euro. Aggiungendo l’imposta di circolazione annuale (la VED, estesa dal 2025 anche ai veicoli elettrici), si raggiungerebbe un totale di 435 sterline, ovvero circa 510 euro.

Sul portale governativo britannico è già specificato che i veicoli elettrici non sono più esenti dalla VED: 195 sterline annue, circa 230 euro, con un supplemento quinquennale per i modelli dal costo superiore alle 40.000 sterline.

La questione che genera maggiori perplessità non è solo di natura economica. L’aspetto più controverso riguarda il sistema di monitoraggio dei chilometri. Secondo la proposta iniziale, i proprietari dovrebbero stimare in anticipo i chilometri da percorrere e, a fine anno, effettuare o ricevere un conguaglio. Rimane però da definire chi verificherà i dati effettivi, attraverso quali procedure e con quali tecnologie. Si tratta di un aspetto cruciale che sta alimentando il dibattito più della tassa stessa.

Il settore automobilistico britannico esprime contrarietà

La SMMT, l’organizzazione che rappresenta i produttori britannici, ha immediatamente respinto la proposta. Secondo la loro analisi, introdurre ora una tassazione sui veicoli elettrici comporterebbe:

  • un freno per chi sta valutando l’acquisto,
  • un calo delle vendite,
  • maggiori difficoltà nel conseguire gli obiettivi climatici prefissati.

Negli anni recenti, grazie ai sostegni governativi, la penetrazione dei veicoli elettrici è cresciuta fino a rappresentare il 25% delle nuove registrazioni. Introdurre una tassa in questa fase critica potrebbe compromettere un equilibrio conquistato con fatica.

La Svizzera valuta due opzioni: chilometraggio o consumo energetico

Mentre a Londra si dibatte, la Svizzera passa all’azione. Il Consiglio Federale ha avviato una consultazione pubblica, con termine 9 gennaio 2026, per stabilire come rimpiazzare le entrate attualmente garantite dalla tassa sui carburanti fossili.

Sono allo studio due modalità.

Imposizione basata sul chilometraggio

  • 5,40 franchi ogni 100 km;
  • corrispondenti a circa 580 euro per 10.000 km annui;
  • modulabile in base a peso e tipologia del veicolo.

Imposizione sull’energia elettrica per la ricarica

  • 22,8 centesimi di franco per kWh, ossia circa 0,25 euro/kWh;
  • applicabile sia alle stazioni pubbliche che alle ricariche domestiche.

Le vetture ibride plug-in verserebbero la metà dell’importo, essendo parzialmente alimentate da carburante. Come consuetudine elvetica, prima di diventare operativa, la proposta potrebbe essere sottoposta a referendum popolare.

Italia: nessuna imposizione sui veicoli elettrici (al momento)

Nel nostro territorio non esiste attualmente alcuna proposta legislativa sulla tassazione dei veicoli elettrici, né in forma preliminare né definitiva. Tuttavia, il tema è stato affrontato nel 2024 dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, durante un intervento sulla trasformazione del comparto automobilistico.

Il concetto è lineare: l’elettrificazione riduce il consumo di combustibili fossili, diminuiscono le accise, ma occorre ripensare l’intero sistema fiscale. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha precisato il ministro, sta già elaborando una revisione delle basi imponibili future. Nulla di concreto, tuttavia. Al momento pesa soprattutto un dato: in Italia i veicoli elettrici costituiscono circa il 5% del mercato complessivo. Una quota ancora troppo limitata per giustificare una riforma fiscale strutturale.

Perché questa tematica si sta diffondendo ovunque?

La mobilità elettrica presenta un vantaggio evidente: diminuisce l’inquinamento, le emissioni nocive e spesso anche le spese di mantenimento. Ma comporta anche una conseguenza: erode una delle principali fonti di gettito fiscale degli Stati.

Quando i veicoli elettrici erano pochi, il problema era trascurabile. Ora che i numeri aumentano, i governi cercano soluzioni. La sfida consiste nel trovare un modello equo, bilanciato, che non penalizzi chi opta per un mezzo più sostenibile, ma che contemporaneamente assicuri le risorse necessarie per manutenere strade, infrastrutture e servizi di trasporto pubblico.

Una soluzione universalmente accettata, semplicemente, non è ancora stata individuata.

Fonte: Gov.ukSwiss federal authoritiesConsilium.europa.eu