Karma Automotive sta vivendo una rinascita sotto la guida del nuovo CEO, Marques McCammon, che affronta con ironia e determinazione le sfide del passato.
L’origine del marchio risale al 2011 con la berlina sportiva ibrida plug-in progettata da Henrik Fisker. Tuttavia, nonostante l’innovazione, l’azienda dichiarò bancarotta dopo la produzione di soli 2000 esemplari a causa di problemi tecnici e finanziari. Fisker, pur essendo un eccellente designer, non riuscì a gestire efficacemente il ruolo di CEO. Nel 2014, la cinese Wanxiang acquistò i resti di Fisker, tra cui il design e la tecnologia dei motori ibridi plug-in, puntando a creare un nuovo marchio di lusso negli Stati Uniti.
La Wanxiang Group, fondata dal meccanico Lu Guanqiu, ha raggiunto notevoli successi, diventando uno dei principali fornitori automobilistici globali con un fatturato di 25 miliardi di dollari e oltre 13.500 dipendenti. La visione di Guanqiu ha portato componenti dell’azienda in quasi ogni auto negli Stati Uniti, guadagnandogli un posto nella US Automotive Hall of Fame. Sotto la sua leadership, Wanxiang ha intrapreso la sfida di rilanciare Karma Automotive come simbolo di lusso e innovazione nel mercato americano.
Revero e i progetti futuri di Karma
Nel 2016, Karma Automotive ha lanciato il Revero Gen I, seguito dalla Gen 2 nel 2020. McCammon e il suo team hanno temporaneamente sospeso la produzione per migliorare la qualità e ristrutturare l’azienda. Con l’arrivo di esperti del settore, Karma è pronta a riprendere la produzione del Revero e a espandersi in Europa, collaborando con partner come Kroymans in Olanda. Tra i nuovi modelli in arrivo, spiccano il Karma Gyesera, una berlina sportiva a quattro posti, e il Karma Kaveya, con oltre 1000 CV e portiere ad ali di gabbiano, previsto per il 2026.
McCammon è fiducioso sul futuro dell’azienda, affermando che la capacità produttiva di 15.000 auto all’anno non sarà saturata nel breve termine. La fabbrica di Moreno Valley, aggiornata con un investimento di 150 milioni di dollari, è progettata per produzioni di basso volume ma altamente robotizzate. Karma sta anche riducendo la quota di componenti cinesi nei suoi veicoli, mirando a una maggiore qualità e affidabilità.