Villa di Poppea a Oplontis: emerge Pappus, antica figura comica

maschera di Pappus Pompei villa di Poppea

A Oplontis esiste un sito che, nonostante i millenni trascorsi, non smette di rivelare testimonianze straordinarie. Si tratta della Villa di Poppea, attualmente al centro di un importante progetto di recupero archeologico che sta riportando all’attenzione uno dei suoi spazi più suggestivi: il salone decorato con Maschere e Pavoni.

L’intervento non si limita al semplice ripristino di strutture e ornamenti. Qui si sta ricostruendo un intero contesto storico e ambientale, con un approccio che integra conservazione, studio scientifico e valorizzazione per il pubblico.

Per lungo periodo questo ambiente monumentale era conosciuto solo parzialmente. Ora, attraverso le indagini condotte sul versante ovest della residenza, che si sviluppa sotto l’odierna via dei Sepolcri, sta emergendo con precisione la dimensione effettiva dello spazio e il suo legame con le zone adiacenti. Un intervento complesso, indispensabile anche per affrontare criticità conservative, che sta offrendo scoperte inaspettate.

Dagli strati archeologici stanno riaffiorando nuovi elementi pittorici, con pigmenti ancora vividi e particolari straordinariamente nitidi. Tra le raffigurazioni più evidenti si notano pavoni decorativi, emblemi di eleganza e ricchezza, e rappresentazioni di volti teatrali che richiamano l’universo dello spettacolo romano. È un repertorio iconografico raffinato ma comunicativo, che testimonia il livello culturale di chi frequentava questi luoghi.

Le prime informazioni di questa campagna sono state divulgate attraverso la rivista digitale del Parco Archeologico di Pompei, rappresentando un momento significativo: il passaggio dalla scoperta alla divulgazione scientifica.

Simboli teatrali e decorazioni: il linguaggio degli affreschi ritrovati

Tra gli elementi più significativi emerge una femmina di pavone dipinta, in eccellente stato di conservazione, che crea un equilibrio visivo con l’esemplare maschile già documentato sulla parete di fronte. Una disposizione deliberata, che accentua l’armonia compositiva e il significato simbolico dell’ambiente.

Particolarmente intrigante è il recupero di porzioni con una rappresentazione della Commedia Atellana, riconducibile a Pappus, il personaggio anziano e ingenuo tipicamente oggetto di scherno scenico. Una presenza che si differenzia dalle altre maschere presenti nell’ambiente, associate invece al genere tragico, e che indica una lettura più articolata dello spazio, dove coesistono toni diversi, sia elevati che satirici.

Arricchiscono il panorama i resti di un tripode dorato collocato in una nicchia circolare, oggetto cerimoniale che richiama la sfera religiosa e che trova corrispondenza con un altro tripode, realizzato in bronzo, già noto su una parete del salone. Particolari che contribuiscono a comprendere non solo l’aspetto estetico, ma anche il valore simbolico di questo grande spazio di rappresentanza.

Spazi verdi antichi e paesaggi che tornano visibili

L’indagine archeologica non sta restituendo solamente decorazioni parietali. Attraverso la metodologia dei calchi, sono riemerse le tracce degli alberi che anticamente ornavano l’area verde prospiciente il salone. Gli alberi erano collocati seguendo un disegno ordinato, in relazione con il colonnato del portico, in un’armonia tra costruzione e vegetazione tipica delle dimore romane di prestigio.

Gli studi indicano la presenza di varietà già identificate in altri settori della villa, come l’olivo, confermando l’ipotesi di un paesaggio pianificato, non casuale, concepito per essere fruito e contemplato.

Durante i lavori sono stati localizzati anche quattro nuovi spazi, tra cui uno probabilmente connesso all’area termale, e un elemento che narra una vicenda ancora più estesa: un antico letto di torrente stagionale, sviluppatosi dopo l’eruzione del 1631. Questo flusso d’acqua ha eroso i depositi più profondi, facilitando oggi gli studiosi nella comprensione dell’evoluzione del territorio circostante la villa.

Il recupero che restituisce vivacità cromatica

Parallelamente agli scavi, avanza anche il restauro di due piccoli spazi dedicati al riposo, i cubicola, situati nella zona sud-occidentale della residenza. Qui l’intervento è ormai in fase conclusiva e i risultati sono tangibili. Le superfici affrescate, le decorazioni in stucco, le volte dipinte e i pavimenti a mosaico stanno recuperando una chiarezza visiva che l’usura aveva compromesso.

In uno degli ambienti predominano le architetture illusionistiche e le imitazioni marmoree del II stile, progettate per dilatare otticamente lo spazio. Nell’altro, più essenziale, emergono i fondi uniformi e i decori vegetali del III stile, con evidenze di lavorazioni rimaste incompiute al momento dell’eruzione del 79 d.C. Anche in questo caso, come nel salone, il particolare racconta una vicenda sospesa.

Dopo quasi dodici mesi di operazioni, il restauro sta facendo riemergere tonalità, contrasti e dettagli che erano diventati illeggibili, incluso l’impiego del raro blu egizio, attestando l’eccellenza tecnica degli artigiani antichi.

La Villa di Poppea continua quindi a riaffiorare, un elemento alla volta. E ogni nuova testimonianza non parla solamente del passato, ma del modo in cui oggi scegliamo di tutelarlo, rendendolo comprensibile e fruibile anche a chi, semplicemente, desidera lasciarsi affascinare dalla bellezza che sfida il tempo.

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Fonte: Pompeii ejournal