Veicoli elettrici: ricerca conferma minor impatto ambientale

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I veicoli elettrici non nascono con un bilancio ambientale perfetto. L’accumulatore rappresenta il loro tallone d’Achille: necessario per il funzionamento, ma gravoso dal punto di vista delle emissioni durante la produzione. Immaginate di cominciare una gara con un fardello sulle spalle: la partenza è in salita, il divario si nota. Tuttavia, questo handicap iniziale viene recuperato molto più rapidamente di quanto si creda.

Lo affermano gli studiosi della Northern Arizona University e della Duke University, che hanno esaminato ogni aspetto legato ai veicoli elettrici: dall’estrazione delle materie prime necessarie alla fabbricazione, alle emissioni durante l’utilizzo quotidiano, fino al funzionamento della rete di distribuzione energetica. Un’analisi completa del ciclo di vita di questi mezzi di trasporto.

L’avvio è difficile, ma il percorso diventa virtuoso

Certamente, nelle fasi iniziali un veicolo elettrico genera più emissioni rispetto a uno tradizionale a carburante fossile. Nei primi ventiquattro mesi può registrare un surplus di CO₂ fino al 30%. Non proprio un inizio ecologico. Ma attorno al terzo anno avviene il sorpasso decisivo: daquel momento in poi, l’elettrico risulta più sostenibile e il vantaggio continua ad ampliarsi.

Ogni chilometro percorso riduce progressivamente l’impatto complessivo, poiché non genera gas di scarico e l’energia impiegata evolve costantemente. La rete elettrica infatti si trasforma: diminuisce il ricorso al carbone, crescono le fonti rinnovabili come eolico e solare. Con ogni miglioramento della rete, il veicolo elettrico diventa ancora più ecologico. È paragonabile ad abitare in una dimora che si rinnova spontaneamente mentre la si occupa.

Gli studiosi hanno persino quantificato il valore ambientale di ogni kWh di capacità della batteria: attualmente può già prevenire centinaia di libbre di CO₂, e questo dato migliorerà ulteriormente entro il 2050, quando la produzione elettrica sarà significativamente più sostenibile.

Considerando l’intero ciclo di vita, un veicolo a benzina causa da due a tre volte e mezzo i danni ambientali rispetto a un elettrico. Non soltanto per il clima, ma anche per la salubrità dell’aria. L’elettrico infatti trasferisce le emissioni lontano dai centri urbani: elimina l’esposizione diretta a monossido di carbonio e altri inquinanti che appesantiscono l’atmosfera nelle città.

Un veicolo elettrico non è esente da difetti, ma progredisce continuamente

La ricerca non ha incluso il recupero e riutilizzo degli accumulatori, un settore in rapida espansione che nei prossimi anni potrebbe diminuire notevolmente l’impatto produttivo iniziale. Ha però valutato tutti gli aspetti operativi: la generazione energetica, la lavorazione dei combustibili, le emissioni durante ogni fase di utilizzo.

E qui emerge il dato significativo: nel 2022, i trasporti hanno rappresentato il 28% delle emissioni complessive negli Stati Uniti. Ogni decisione odierna influenzerà i prossimi tre decenni. E quei tre anni di “handicap” iniziale del veicolo elettrico? Sono irrilevanti rispetto al beneficio complessivo durante la sua vita operativa.

Per chi desidera diminuire il proprio impatto ambientale, l’elettrico non rappresenta un’incognita: è un beneficio rapido, quantificabile e in costante crescita. Dal punto di vista della programmazione, lo studio evidenzia che mobilità ed energia devono procedere insieme. Una rete elettrica più sostenibile rende più ecologici anche i nostri spostamenti quotidiani.

Fonte: PLOS Climate