Traccia la rotta della cometa 3I/Atlas con l’app NASA in 3D

3I Atlas

Assistere al passaggio di un visitatore interstellare attraverso i nostri cieli rappresenta un’occasione davvero straordinaria. 3I/Atlas sta compiendo proprio questa impresa: solca il nostro Sistema Solare come un viaggiatore inaspettato, capace di suscitare una curiosità irresistibile.

L’agenzia spaziale americana, ben consapevole del fascino esercitato da questo fenomeno, ha reso disponibile uno strumento intuitivo per monitorarne la traiettoria: l’applicazione Eyes on the Solar System, che consente di visualizzare il suo percorso in modalità tridimensionale, istante dopo istante, come se fluttuassimo al suo fianco nell’immensità cosmica.

Lo strumento digitale dell’agenzia spaziale

cometa atlas

Le comete possiedono da sempre un’aura misteriosa che attraversa i secoli. Quando però si presenta un corpo celeste proveniente dall’esterno del nostro sistema planetario, la situazione assume un significato particolare: ci confrontiamo con un messaggero che trasporta tracce di regioni cosmiche inimmaginabili.

3I/Atlas è stata rilevata il primo luglio 2025 dal sistema telescopico ATLAS situato in territorio cileno. La denominazione “3I” indica che si tratta del “terzo corpo interstellare mai documentato”, preceduto da ‘Oumuamua e 2I/Borisov. Appena tre avvistamenti complessivi: una rarità assoluta.

L’agenzia spaziale statunitense ha quindi scelto di offrire un accesso privilegiato a questo incontro cosmico, mettendo a disposizione del pubblico uno strumento semplice e coinvolgente per seguirne il cammino: Eyes on the Solar System consente di visualizzare l’orbita della cometa, la sua collocazione rispetto agli altri pianeti, la distanza dal nostro mondo e persino la rotta futura. Tutto in diretta, come un osservatorio digitale che trasporta l’utente direttamente nell’immensità dello spazio.

La preoccupazione immediata che sorge spontanea è: “Potrebbe rappresentare un pericolo?”. La risposta è rassicurante: 3I/Atlas non costituisce alcun rischio per il nostro pianeta. Transiterà a circa 1,8 unità astronomiche, equivalenti a 270 milioni di chilometri. Una distanza di assoluta sicurezza.

Il momento di maggiore vicinanza al Sole si è già verificato il 30 ottobre 2025, a circa 210 milioni di chilometri dalla nostra stella madre. L’elemento più rilevante è rappresentato dalla risposta scientifica globale che la sua apparizione ha generato: telescopi spaziali come James Webb, Hubble e la missione europea JUICE stanno monitorando attentamente il suo tragitto per acquisire informazioni fondamentali su un corpo celeste giunto direttamente dallo spazio profondo. Una nuova opportunità di osservazione si aprirà all’inizio di dicembre 2025, quando l’oggetto riemergerà dopo un periodo di invisibilità iniziato nel settembre scorso.

Corpo celeste naturale o qualcos’altro?

Formalmente, 3I/Atlas viene classificata come cometa. Tuttavia, nei mesi recenti non sono mancate interpretazioni più audaci: l’astrofisico Avi Loeb, per esempio, ha suggerito prudenza nelle conclusioni definitive, sottolineando che determinate caratteristiche dell’oggetto potrebbero suggerire anche l’ipotesi di una sonda tecnologica proveniente da sistemi stellari remoti.

Nessuna conferma, naturalmente. Soltanto congetture. Ma il fascino dell’esplorazione spaziale risiede anche in questo: la disponibilità ad accogliere l’ignoto, senza esagerazioni né clamore eccessivo. 3I/Atlas, per il momento, rimane quello che appare: un oggetto celeste da studiare con attenzione, mentre torna nuovamente alla portata dei nostri strumenti di osservazione.

Per rendere questa esperienza cosmica accessibile a tutti, l’agenzia spaziale ha realizzato una sezione specifica dedicata a 3I/Atlas all’interno della sua applicazione gratuita. Da questa piattaforma è possibile esplorare il tragitto dell’oggetto come un itinerario tracciato nel vuoto cosmico, osservare i suoi spostamenti tra orbite planetarie, monitorare velocità, distanze e posizioni reciproche.

L’aspetto più notevole è l’immediatezza: non servono competenze specialistiche per comprenderne il funzionamento. Tutto risulta limpido, grafico, accessibile. E trasmette quella particolare sensazione di “accesso riservato ai segreti dell’Universo” che riesce sempre ad affascinare chiunque nutra anche solo una minima dose di interesse.

Fonte: NASA