Una recente analisi dei dati della missione Cassini della NASA ha ribaltato le convinzioni precedenti: Titano non ospiterebbe un oceano sotterraneo globale. Il più grande satellite naturale di Saturno presenterebbe invece depositi fangosi con zone isolate contenenti acqua liquida. Questa rivelazione rappresenta un punto di svolta negli studi sull’abitabilità extraterrestre.
Nel 2012, la comunità scientifica aveva annunciato l’esistenza probabile di un mare sotterraneo su Titano, principale compagno del gigante gassoso. Tale ipotesi, già prospettata quattro anni prima, si basava su una metodologia innovativa che studiava le deformazioni gravitazionali del satellite durante il suo moto orbitale.
Tuttavia, un riesame accurato delle informazioni raccolte dalla sonda Cassini ha portato a conclusioni differenti: il satellite saturniano conterrebbe materiale semifluido con riserve separate di H₂O allo stato liquido piuttosto che un unico bacino acquatico esteso. Nello specifico, la struttura interna sarebbe prevalentemente costituita da formazioni glaciali, mentre i sedimenti fangosi contenenti acqua si troverebbero in prossimità del centro roccioso.

Questi esiti, che comunque mantengono aperta la possibilità che Titano possa accogliere organismi viventi, vanno oltre la semplice curiosità accademica: potrebbero infatti affinare la conoscenza di questo satellite e degli altri corpi celesti ghiacciati del sistema solare.
Questa indagine evidenzia il valore degli archivi di dati planetari – afferma Julie Castillo-Rogez, che ha collaborato allo studio – È fondamentale considerare che le informazioni raccolte da queste eccezionali missioni spaziali rimangono preziose, permettendo nuove scoperte anche dopo anni o decenni, grazie all’evoluzione delle metodologie analitiche
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature.
