Nonostante la gravità sulla Luna sia significativamente inferiore rispetto a quella terrestre, un atterraggio da altezze notevoli non è esente da pericoli. Un esempio emblematico di ciò è stato l’incidente capitato all’astronauta John Young durante una passeggiata lunare. Young ha vissuto una caduta rischiosa, un evento che ha evidenziato i pericoli insiti nella minore gravità lunare. Questo episodio ci fa riflettere sulla necessità di rivalutare i rischi connessi agli atterraggi lunari.
Sulla Terra, durante una caduta libera, si raggiunge una velocità terminale: un punto in cui la resistenza dell’aria bilancia la forza gravitazionale. Per un paracadutista in posizione orizzontale, questa velocità è di circa 200 km/h. Tuttavia, assumendo posizioni che riducono la resistenza dell’aria, come la caduta con i piedi o la testa, la velocità può incrementare notevolmente.
Un confronto delle velocità terminali
Ad altitudini maggiori, dove l’aria si assottiglia, la resistenza diminuisce, consentendo di raggiungere velocità ancora più elevate. Un esempio lampante è Felix Baumgartner, che nel 2012 ha superato la barriera del suono saltando da 39 chilometri di altezza. Diversamente, la Luna, con la sua gravità di circa 1,6 m/s² (contro i 9,8 m/s² terrestri) e una pressoché inesistente atmosfera, presenta scenari differenti. In caso di caduta da 100 metri, si raggiungerebbe una velocità di 17,89 m/s, pari a 64,4 km/h, sufficiente per provocare gravi lesioni.
La situazione diventa ancor più critica se si considera una caduta dalla sommità di un grattacielo. Sul nostro satellite, ciò porterebbe a una velocità di 51,53 m/s, o 185,5 km/h, ampiamente in grado di causare danni gravissimi o addirittura mortali. Sebbene la minore gravità lunare possa sembrare un vantaggio in termini di atterraggi più morbidi a bassa altezza, non offre alcuna garanzia di sicurezza in caso di cadute da grandi altezze.