Per decenni quella protuberanza nel territorio del Tabasco è passata inosservata, confusa con una normale altura naturale. Nessuno immaginava cosa si celasse sotto quella superficie apparentemente banale. Poi è arrivata la tecnologia Lidar, capace di penetrare la copertura vegetale e rivelare ciò che l’occhio umano non può scorgere: un’opera architettonica straordinaria, frutto di un disegno deliberato e monumentale.
Aguada Fénix rappresenta molto più di un semplice insediamento preistorico: parliamo di una rappresentazione cosmologica tangibile che si estende per quasi nove chilometri, edificata tra il 1050 e il 700 avanti Cristo. Vista dall’esterno appare come una grande struttura rettilineare. Esaminandola più attentamente, emerge un complesso reticolo di orientamenti verso i quattro punti cardinali, condotti idrici privi di funzione agricola e un nucleo centrale cruciforme, decorato con pigmenti che simboleggiavano le direzioni cosmiche: celeste per il settentrione, verde per l’oriente e giallo per il meridione.
Si tratta della più remota testimonianza di pigmenti direzionali mai documentata in Mesoamerica. Un linguaggio simbolico che, nei secoli successivi, diventerà fondamentale nella visione del mondo di popolazioni come i Maya e gli Aztechi.
All’interno della rappresentazione celeste
Nel cuore di quella cavità a forma di croce sono emersi reperti di natura modesta: una piccola figura di coccodrillo scolpita in pietra verde, la sagoma di un volatile, la raffigurazione di una figura femminile che sembra immortalare un parto. Non ci sono indizi di sovrani o classi dominanti, nessun palazzo regale, nessuna sepoltura imponente.
Questo particolare ha lasciato attoniti gli studiosi: un progetto di simili dimensioni, realizzato da una collettività priva di strutture gerarchiche consolidate. Una scoperta che ribalta decenni di convinzioni secondo cui solo autorità centralizzate avrebbero potuto organizzare imprese così mastodontiche. In questo caso, invece, la potenza era comunitaria. Non derivava da imposizioni verticali, ma da una comprensione comune dello spazio e del divino.
Secondo l’esperto David Stuart, quella depressione cruciforme fungeva da “punto di riferimento cosmologico”. Uno spazio che unificava la comunità e il loro sistema di interpretazione dell’universo. È straordinario immaginare che tremila anni or sono un gruppo umano abbia costruito la propria identità collettiva attraverso la realizzazione di una rappresentazione del cosmo più vasta di qualunque costruzione coeva.
Il territorio come santuario
Attorno alla struttura centrale si sviluppano canali estesi ed enigmatici. Non convogliano liquidi e non hanno scopi agricoli. Numerosi sono rimasti incompiuti, come se la loro valenza simbolica superasse qualsiasi utilità pratica.
È un’interpretazione che genera dibattito tra gli esperti, naturalmente. Tuttavia l’allineamento impeccabile rispetto agli orientamenti cardinali suggerisce una conclusione: quei condotti facevano parte integrante della rappresentazione cosmologica. Un metodo per armonizzare il territorio con la volta celeste, trasformando la superficie terrestre in una sorta di carta geografica vivente.
Ed è probabilmente qui che Aguada Fénix diventa veramente innovativa. Per lungo tempo si è ritenuto che le grandi realizzazioni architettoniche nascessero solo dopo l’affermazione di élite politiche. Prima gli insediamenti, poi i leader, infine le piramidi. Aguada Fénix narra l’inverso: prima emergono le concezioni cosmologiche, poi, secoli più tardi, le dinastie, gli eserciti e i templi in muratura.
Questo significa che l’aspirazione umana a dare struttura al mondo, a individuare il proprio ruolo nell’universo, è stata più potente e più antica del potere politico stesso. Un messaggio straordinariamente contemporaneo. Lo esprime efficacemente Takeshi Inomata, il direttore degli scavi:
Tendiamo a credere che per realizzare qualcosa di monumentale sia necessario un sistema rigido e gerarchizzato. Invece la storia ci dimostra che non è sempre vero.
Fonte: Science Advances
