Marte non è adatto alla vita. Analizzando i dati del lander della Nasa Phoenix, gli esperti sono giunti alla conclusione che difficilmente sul pianeta rosso troveremo tracce di passate forme di vita, anche risalenti a milioni di anni fa.
Secondo gli scienziati dell'Imperial College di Londra, che hanno esaminato questi dati, l’acqua allo stato liquido avrebbe in qualche modo sfiorato la superficie di Marte ma per un periodo di tempo molto limitato, durato non più di 5000 anni. Un'inezia se messa a confronto con i miliardi di anni di vita del pianeta.
Inoltre, secondo il dottor Tom Pike, principale autore della ricerca per l'Imperial College, negli ultimi 600 milioni di anni, di acqua su Marte neanche l'ombra. E di conseguenza, la mancanza del prezioso liquido, ha precluso ogni possibilità legata alla formazione di eventuali forme di vita. Oggi lo studioso ha presentato gli esiti della sua ricerca all'Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Il lander Phoenix è atterrato nella regione settentrionale artica del pianeta alla ricerca di segni di vita, analizzando il ghiaccio e il suolo di Marte. I risultati delle analisi del terreno sul sito scandagliato da Phoenix ha dunque suggerito che la superficie del pianeta sia stata arida per centinaia di milioni di anni, nonostante la presenza di ghiaccio, e le precedenti ricerche che avevano attestato un periodo più caldo e umido nella storia di Marte, oltre tre miliardi di anni fa.
"Abbiamo scoperto che anche se vi è abbondanza di ghiaccio, Marte sta vivendo un super-siccità che potrebbe essere durata centinaia di milioni di anni. Pensiamo che il Marte che conosciamo oggi è in netto contrasto con la sua storia precedente, che ha avuto periodi più caldi e umidi e che potrebbe essere stato più adatto alla vita. Le future missioni Nasa ed Esa, previste per Marte dovranno scavare più a fondo per cercare le prove della vita, che possono ancora essere nascoste nel sottosuolo” ha rivelato Pike in una nota.
Analizzando i campioni di terreno scavato dal braccio robot ed utilizzando un microscopio ottico per produrre immagini di grandi dimensioni delle particelle di sabbia, il team ha catalogato le dimensioni delle particelle per cercare di saperne di più sulla storia del suolo marziano.
In particolare, i ricercatori hanno cercato le microscopiche particelle di argilla che si formano quando la roccia viene a contatto con l'acqua. Tali particelle sono un importante marker di contatto tra l'acqua liquida e il terreno. E purtroppo, nessun marcatore di questo tipo è stato ritrovato.
Altro dato emerso dall'analisi riguarda la Luna. Secondo gli esperti, il suolo marziano ha subito lo stesso processo di formazione di quello lunare.
La ricerca è stata pubblicata su Geophysical Research Letters.
Francesca Mancuso