Le rivelazioni scientifiche più straordinarie nascono spesso dal caso. È quanto accaduto al rover Curiosity della NASA, impegnato da anni nell’esplorazione metodica del suolo marziano. Durante una delle sue missioni, il veicolo ha attraversato una piccola roccia fragile, frantumandola sotto il proprio peso. Un evento ordinario, che si verifica frequentemente. Questa volta però, l’interno del sasso ha svelato qualcosa di eccezionale: cristalli di zolfo elementare color giallo intenso, luminosi e inaspettati come gemme fuori posto.
La presenza di composti solforati su Marte è nota da tempo. I solfati, formazioni minerali che nascono dall’unione dello zolfo con altri elementi in ambienti acquosi, sono diffusi sul pianeta. Ma lo zolfo nella sua forma elementare, non combinato con altre sostanze, rappresenta un’eccezione rara. Anche sul nostro pianeta necessita di circostanze particolari per cristallizzarsi. E secondo le conoscenze attuali, tali circostanze non dovrebbero esistere nell’area esplorata dal rover.
La questione diventa ancora più intrigante considerando che, nella medesima zona, il veicolo ha identificato numerose altre formazioni rocciose dall’aspetto simile a quella frantumata. Questo suggerisce la possibilità di un deposito esteso di zolfo elementare, situato esattamente dove nessuno avrebbe immaginato di trovarlo.
Le domande sollevate da questa scoperta
Secondo Ashwin Vasavada, tra i principali responsabili scientifici del progetto, individuare massi costituiti da zolfo puro in quella regione del pianeta equivale a scoprire un’oasi in pieno deserto. Un elemento che non dovrebbe trovarsi lì. Quando qualcosa appare dove non ci si aspetta, significa che la nostra comprensione presenta lacune significative.
Il Gediz Vallis Channel, un antico letto di fiume marziano, funziona come un registro geologico della presenza passata di acqua sul pianeta. Le sue formazioni rocciose conservano testimonianze di eventi avvenuti miliardi di anni or sono. Ed è proprio per questo motivo che l’esistenza di zolfo puro genera perplessità: indica che su Marte si sono verificati fenomeni geologici che la scienza non aveva considerato.
Non si parla di prove di forme biologiche – lo zolfo è certamente importante per gli organismi viventi, ma da solo non costituisce evidenza sufficiente. Tuttavia, il pianeta rosso continua a offrire tasselli di un enigma complesso: tracce di acqua antica, chimica particolare, condizioni che in passato avrebbero potuto sostenere qualcosa. Niente di definitivo, ma progressi costanti verso la comprensione.
Nel frattempo, Curiosity prosegue la sua missione. Esamina campioni, cattura immagini, scandaglia attraverso la sua strumentazione avanzata. E se non avesse casualmente schiacciato quella particolare roccia, probabilmente questo zolfo sarebbe rimasto ignoto. È singolare riflettere su come una scoperta così rilevante derivi da un episodio quasi grottesco: un robot che calpesta un frammento roccioso, e quel frammento rivela un mistero custodito per ere geologiche.
Mentre Curiosity continua con la sua marcia costante e determinata, anche Perseverance porta avanti la propria esplorazione. Nel giugno 2025 ha raggiunto un traguardo notevole: oltre 400 metri percorsi in un solo giorno marziano. Una distanza considerevole per gli standard del pianeta rosso. Durante le sue ricognizioni ha individuato una formazione rocciosa dall’aspetto talmente peculiare da sembrare quasi estranea al contesto marziano.
Le esplorazioni robotiche su Marte continuano a riflettere la nostra natura: curiosa, perseverante, incapace di rinunciare alla scoperta di ciò che si cela oltre l’orizzonte. Anche quando quell’orizzonte dista milioni di chilometri dalla Terra.
Fonte: NASA
