Ritrovato scheletro di cane neolitico con pugnale: scoperta svela rituali di 5000 anni fa

Carl Persson - Blekinge Museum

Nascosto sotto uno spesso manto di torba, in quello che millenni fa era un placido specchio d’acqua, è riemerso un racconto fatto di affetto, cerimonie e venerazione. Nel territorio svedese è stato scoperto lo scheletro intatto di un canide risalente a circa 5.000 anni or sono, deposto con estrema cura e corredato da un pugnale ricavato da osso, un elemento che appare tutt’altro che fortuito.

Non si tratta semplicemente di un ritrovamento archeologico: rappresenta uno sguardo privilegiato verso un’epoca in cui il vincolo tra uomini e animali era già intenso, articolato e ricco di valenze simboliche.

Il rinvenimento è avvenuto presso Logsjömossen, nella zona sudoccidentale rispetto a Stoccolma, nel corso di un’indagine archeologica guidata dal gruppo di Arkeologerna, struttura operante nell’ambito dei Musei nazionali di storia svedesi. Cinquemila anni addietro, questa località non era una zona paludosa bensì uno specchio d’acqua basso, abbondante di fauna ittica e visitato dalle popolazioni neolitiche non soltanto per il sostentamento, ma anche per pratiche cerimoniali.

Il canide è stato individuato a parecchi metri dall’antico margine lacustre, collocato sul fondale e successivamente ricoperto dal trascorrere dei secoli. La collocazione, la profondità e lo stato di conservazione dello scheletro testimoniano un’azione deliberata. Gli studiosi ipotizzano che l’animale sia stato avvolto in una pelliccia o in un telo e zavorrato con massi, affinché sprofondasse. Il cranio appare compresso, ma il quadro complessivo non lascia pensare a un gesto brutale o affrettato: ogni elemento rimanda a una deposizione cerimoniale.

Una sepoltura che testimonia un vincolo emotivo

Le indagini sulle ossa rivelano numerosi dettagli riguardo questo esemplare. Si trattava di un maschio possente, alto all’incirca 52 centimetri, deceduto in un’età compresa tra i tre e i sei anni, con strutture ossee che evidenziano i segni di un’esistenza dinamica e faticosa. Non un animale comune, ma un cane che verosimilmente ha accompagnato l’essere umano nelle battute di caccia, nella vigilanza o nelle attività giornaliere.

Vicino agli arti, quasi come se gli fosse stato consegnato per il viaggio ultraterreno, è stato scoperto un pugnale di 25 centimetri, lavorato da osso di alce o cervide. Un particolare che conferisce a questa scoperta un carattere straordinario. Come ha dichiarato Linus Hagberg, archeologo e coordinatore dello scavo, recuperare un cane completo di questo periodo è già inusuale; rinvenirlo sepolto con un’arma è pressoché irripetibile.

Nel Neolitico scandinavo, i cani non rappresentavano esclusivamente animali da fatica. Erano compagni, collaboratori, presenze costanti. Seppellirne uno con simile attenzione e con un manufatto simbolicamente così rilevante indica un rapporto che trascende la praticità, un riconoscimento del ruolo dell’animale all’interno del gruppo sociale.

La sepoltura del cane si colloca in un panorama estremamente ricco. Nell’area sono affiorati pali lignei infissi nel substrato, probabilmente vestigia di passerelle o piccole strutture sopraelevate, insieme a pietre sistemate con accuratezza, forse impiegate come zavorre per attrezzi da pesca. È stata individuata anche una trappola per pesci estesa circa due metri, costruita intrecciando sottili verghe, attorno alla quale il sedimento ha preservato le tracce e le superfici calpestate da chi, migliaia di anni fa, si spostava lungo le rive del lago.

Nella Scandinavia dell’Età della Pietra, laghi e aree paludose erano luoghi intrisi di significato simbolico, spazi liminali tra dimensioni, prescelti per depositare manufatti, animali e talora esseri umani. Questo cane, dunque, non costituisce un episodio isolato, ma si inserisce in una tradizione rituale più estesa.

Cosa potrà ancora svelarci questo cane del Neolitico

Il recupero ha presentato notevoli difficoltà. Gli archeologi hanno operato in una torbiera instabile, in concomitanza con i cantieri della linea ferroviaria ad alta velocità Ostlänken. Adesso però prende avvio la fase più intrigante. Le datazioni al radiocarbonio consentiranno di stabilire con esattezza l’età della sepoltura, mentre le analisi isotopiche potrebbero svelare l’alimentazione del cane, fornendo indizi sulle consuetudini alimentari delle comunità umane. Il DNA, infine, contribuirà a comprendere come questo animale si collochi nella storia evolutiva dei cani europei.

Con frequenza crescente l’archeologia ci sollecita a considerare gli animali come testimoni della vicenda umana. Questo cane, sepolto con riguardo e accompagnato da un’arma, narra un passato in cui il vincolo tra uomo e animale era già carico di affetto, simboli e significati. Un vincolo che, a distanza di cinquemila anni, ci appare sorprendentemente riconoscibile.

Fonte: La Brujula Verde