Rinoceronte fossile di 23 milioni di anni emerge dai ghiacci canadesi

fossile di rinoceronte

Una scoperta straordinaria ha stupito la comunità scientifica internazionale: nelle terre ghiacciate del Canada settentrionale è stato rinvenuto un fossile di rinoceronte risalente a 23 milioni di anni fa, conservato in modo eccezionale e integro per tre quarti della sua struttura. Gli studiosi hanno battezzato questo esemplare Epiaceratherium itjilik, soprannominandolo affettuosamente “Frosty”, ispirandosi al vocabolo inuktitut itjilik che indica qualcosa di estremamente freddo.

Il ritrovamento è avvenuto all’interno del cratere Haughton, situato nell’isola di Devon in Nunavut, una delle aree più isolate e ostili del globo. Tuttavia, nell’epoca in cui questo particolare erbivoro viveva, l’ambiente circostante era radicalmente diverso dall’attuale: al posto della tundra e delle distese glaciali, si estendeva una rigogliosa foresta temperata, caratterizzata da un clima mite e favorevole.

Un erbivoro senza corni nelle terre artiche

Nonostante la sua origine artica, Epiaceratherium itjilik non era un colosso imponente, bensì un animale dalle forme relativamente agili, con dimensioni paragonabili al rinoceronte indiano contemporaneo: circa 1,7 metri al garrese. La caratteristica più distintiva è la totale mancanza di corna. Questo antico mammifero ne era completamente sprovvisto, e la sua struttura fisica indica che conduceva un’esistenza pacifica, dedicandosi al pascolo nella vegetazione densa e umida dell’Artico durante il Miocene.

Come sottolinea Marisa Gilbert, tra gli autori della ricerca apparsa su Nature Ecology & Evolution, l’aspetto più notevole di questo reperto riguarda l’eccellente stato di preservazione:

Le strutture ossee mantengono la loro tridimensionalità, senza compressioni, e presentano una mineralizzazione solo parziale. Rappresenta uno dei reperti più completi mai emersi nelle regioni settentrionali: circa tre quarti dello scheletro sono perfettamente preservati.

Un aspetto rilevante, considerando che la maggioranza dei fossili scoperti in quelle latitudini risulta frammentaria o alterata dall’azione del ghiaccio. “Frosty”, al contrario, è rimasto in quella posizione, quasi perfetto, come se il terreno avesse voluto custodirne la testimonianza attraverso i millenni.

Un tassello fondamentale nell’evoluzione dei rinoceronti

Attualmente sopravvivono soltanto cinque specie di rinoceronti, tutte concentrate in Africa e Asia. Tuttavia, come illustra la paleontologa Danielle Fraser, responsabile principale dello studio, nel passato remoto questi mammiferi erano molto più diffusi:

“Conosciamo oltre cinquanta specie fossili, distribuite tra il continente europeo e quello nordamericano. L’inserimento di questo rinoceronte artico nella nostra classificazione evolutiva ci permette di comprendere meglio i meccanismi di evoluzione e migrazione nel corso delle ere geologiche.”

L’esame genetico e morfologico di E. itjilik ha svelato un particolare inatteso: la specie avrebbe raggiunto il Nord America attraverso il Ponte Terrestre Nord Atlantico, una fascia di terraferma oggi sommersa che collegava Europa e America in epoche remote. Fino a questo momento, si riteneva che tale passaggio fosse stato praticabile solamente fino a 56 milioni di anni fa. Invece, questa evidenza modifica la cronologia, dimostrando che i rinoceronti (e probabilmente altri mammiferi) potrebbero averlo utilizzato fino al periodo del Miocene, quindi in un’epoca molto più recente rispetto alle ipotesi precedenti.

Quando l’Artico era una foresta rigogliosa

Oggi immaginare un rinoceronte che si muove tra i ghiacci del Canada settentrionale può sembrare assurdo. Ma in realtà questa scoperta ci obbliga a riconsiderare la nostra percezione dell’Artico.
23 milioni di anni or sono, quelle medesime terre che oggi identifichiamo come distese bianche erano ricoperte da foreste, muschi e specchi d’acqua. Un habitat vibrante di vita, in grado di accogliere una fauna estremamente variegata.

E probabilmente è proprio questo il significato più profondo celato tra le ossa di “Frosty”: il clima si modifica, la Terra si trasforma continuamente, ma ogni fossile rappresenta un monito sulla sua fragilità. Quell’antico rinoceronte non è semplicemente un reperto archeologico: è un’istantanea di un pianeta in continua evoluzione.

Fonte: Nature