Le popolazioni ancestrali che abitavano il territorio dell’odierna Ucraina circa 18 mila anni or sono realizzavano strutture abitative utilizzando le ossa dei mammut. Questa strategia permetteva loro di resistere alle condizioni climatiche più rigide dell’ultima glaciazione. Tale rivelazione proviene da uno studio coordinato dall’Università di Leiden nei Paesi Bassi.
L’indagine si è concentrata sul sito paleolitico di Mežyrič, dove gli studiosi avevano individuato costruzioni composte quasi esclusivamente da scheletri di mammut, alimentando per lungo tempo discussioni sulla loro reale destinazione d’uso. Gli esperti si sono interrogati a lungo se si trattasse di abitazioni vere e proprie, depositi per provviste oppure edifici cerimoniali.

La nuova indagine scientifica fornisce però risposte concrete grazie all’impiego di metodologie sofisticate di datazione al radiocarbonio applicate ai resti di piccoli mammiferi scoperti negli stessi livelli archeologici. I dati raccolti hanno prodotto conclusioni inaspettate.

La costruzione di dimensioni maggiori rinvenuta a Mežyrič è stata datata tra 18.248 e 17.764 anni fa, corrispondente al periodo più gelido dell’ultimo massimo glaciale. Le analisi hanno inoltre evidenziato che la presenza umana in questi luoghi fu limitata nel tempo, probabilmente circoscritta a una singola visita o a poche occupazioni nell’arco di secoli: questo elemento indica che tali ripari costruiti con ossature fossero espedienti pratici per garantire la sopravvivenza anziché insediamenti stabili.
Oltre a validare la capacità dei nostri predecessori di sfruttare le ossa di mammut come elemento costruttivo, questa scoperta modifica parzialmente la nostra visione della capacità di resistenza e adattamento delle comunità umane, evidenziando come i gruppi riuscissero a prosperare in condizioni ambientali proibitive mediante la conversione di resti di creature colossali in strutture difensive.

Con il progressivo perfezionamento delle tecniche di datazione, località archeologiche come Mezhyrich continuano a sfidare le nostre convinzioni sull’esistenza preistorica. Contrariamente all’immagine di società immobili, queste comunità si rivelano sempre più vivaci, creative e strettamente connesse al territorio circostante.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Open Research Europe.
Fonti: Università di Leiden / Open Research Europe
