Nature svela i 10 protagonisti della ricerca scientifica 2025

Top 10 2025 Nature

L’anno appena trascorso ha rappresentato una fase complessa per il mondo della ricerca. Specialmente oltreoceano, gli studiosi hanno dovuto confrontarsi con riduzioni significative dei fondi pubblici, ingerenze politiche nelle istituzioni accademiche e ostacoli crescenti alla mobilità dei ricercatori. Un quadro che ha reso più arduo il lavoro proprio quando le emergenze climatiche, sanitarie e tecnologiche richiedevano interventi urgenti e fondati.

Nonostante queste difficoltà, la comunità scientifica ha continuato a generare sapere e innovazione. La prestigiosa rivista Nature ha selezionato anche quest’anno dieci vicende emblematiche che offrono uno spaccato del presente della ricerca. Non si tratta di una classifica competitiva, ma di un mosaico di figure e decisioni che illustrano la direzione della scienza contemporanea e il suo impatto sulla società.

La fragilità della ricerca di fronte alle decisioni politiche

Quest’anno ha evidenziato quanto possa essere labile il confine tra autonomia scientifica e condizionamenti politici. Oltreoceano, il ridimensionamento delle risorse federali e le interferenze nelle agenzie governative hanno prodotto conseguenze tangibili. Il caso di Susan Monarez, allontanata prematuramente dalla direzione dei Centers for Disease Control and Prevention, è diventato paradigmatico. La sua scelta di non avallare linee guida vaccinali prive di un’adeguata valutazione dei dati ha dimostrato quanto sia precario l’equilibrio quando la scienza contrasta con agende politiche.

Non è un episodio isolato, ma il sintomo di una tendenza più vasta. Quando i risultati della ricerca vengono equiparati a semplici opinioni, si indebolisce la credibilità dell’intero sistema, con ripercussioni che toccano direttamente la vita dei cittadini.

La collaborazione oltre i confini come antidoto alle emergenze planetarie

Nonostante le divisioni geopolitiche, quest’anno ha anche mostrato il volto costruttivo della scienza. In primavera è stato ratificato il primo accordo pandemico internazionale, concepito per rafforzare la capacità di prevenire e gestire future crisi sanitarie. Sebbene non sia esente da limiti e non abbia coinvolto tutti gli Stati, rappresenta comunque un progresso rilevante.

A coordinare questo percorso complesso è stata Precious Matsoso, già responsabile della sanità in Sudafrica. La sua esperienza dimostra che, anche in un contesto frammentato, la collaborazione fondata su dati solidi può ancora dare frutti, se accompagnata da competenza e tenacia.

Ricercatori che ridefiniscono la nostra comprensione del pianeta

scienziati nature

Molte delle figure selezionate da Nature quest’anno hanno contribuito a scoperte che espandono i limiti della conoscenza. La geoscienziata Mengran Du, con il suo gruppo di ricerca, ha localizzato il più profondo ecosistema mai documentato capace di sostenere vita animale. Si trova in una fossa oceanica a nordest del Giappone, dove gli organismi sopravvivono non grazie alla fotosintesi, ma attraverso reazioni chimiche alimentate dal metano che emerge dal fondo marino.

È una scoperta priva di applicazioni immediate, ma che sottolinea una verità fondamentale: il nostro pianeta resta in larga parte inesplorato e approfondirne la conoscenza è essenziale per tutelarlo efficacemente.

Dall’intelligenza artificiale alle strategie di salute collettiva

Quest’anno ha visto proseguire l’avanzamento accelerato dell’intelligenza artificiale. Tra le vicende selezionate figura quella di Liang Wenfeng, associato allo sviluppo di DeepSeek-R1, un sistema di IA in grado di rivaleggiare con le piattaforme più sofisticate, ma con costi inferiori e maggiore accessibilità. Un indizio che il panorama dell’IA non è monopolio esclusivo delle corporation occidentali.

Altre narrazioni riguardano interventi diretti su salute e ambiente. In Brasile, l’entomologo Luciano Moreira ha promosso una strategia basata sul batterio Wolbachia per limitare la capacità delle zanzare Aedes aegypti di veicolare patogeni come il virus della dengue. In Israele, la biologa Yifat Merbl ha rivelato che il proteasoma, struttura cellulare conosciuta da decenni, svolge anche funzioni cruciali nel sistema immunitario, aprendo nuove prospettive terapeutiche.

Quest’anno ha visto anche il contributo di Achal Agrawal, ricercatore che ha documentato l’elevato numero di pubblicazioni ritirate da alcune università indiane. Un’indagine scomoda che ha comportato costi personali, ma che ha riaffermato un principio fondamentale: l’integrità della scienza dipende anche dalla trasparenza nei suoi fallimenti.

Tra le storie raccolte da Nature emerge quella di Tony Tyson, il fisico che ha immaginato uno strumento rivoluzionario quando sembrava ancora utopistico. È il principale ideatore del nuovo Vera Rubin Observatory, destinato a trasformare l’osservazione dell’Universo.

Quest’anno l’osservatorio è entrato in funzione, dischiudendo nuove opportunità per indagare la materia oscura e l’evoluzione cosmica. Un richiamo eloquente: la ricerca fondamentale, anche quando appare distante dalla quotidianità, costruisce le fondamenta del domani.

Quest’anno ha segnato una svolta anche per la ricerca sulla malattia di Huntington, patologia neurodegenerativa gravemente invalidante. La neurologa Sarah Tabrizi coordina alcuni dei trial clinici più promettenti per individuare una cura efficace.

Il suo impegno non offre soluzioni immediate, ma costituisce una delle prospettive più solide per innumerevoli nuclei familiari, testimoniando l’importanza della costanza nella ricerca clinica, anche quando i traguardi richiedono anni.

Nel settore biologico, Yifat Merbl ha scoperto che il proteasoma, considerato a lungo un semplice meccanismo di degradazione, partecipa attivamente alle risposte immunitarie. Una rivelazione che modifica radicalmente la comprensione dei processi cellulari più intimi.

A concludere idealmente la rassegna c’è una vicenda che ha commosso il mondo. KJ Muldoon, a sei mesi di vita, ha ricevuto la prima terapia di editing genetico CRISPR completamente personalizzata. Un intervento unico, calibrato sul suo specifico profilo genetico.

Il sorriso di questo bambino è diventato emblema di una medicina non più solo sperimentale, ma intimamente umana, capace di modellarsi sul singolo individuo. Non è ancora accessibile a tutti, ma traccia una rotta precisa.

Dieci narrazioni che spiegano perché la ricerca merita tutela, non ostacoli

Nel loro complesso, le dieci vicende della selezione di Nature comunicano un messaggio chiaro. La scienza produce risultati quando può operare liberamente, cooperare e diffondere conoscenza. Funziona quando i ricercatori possono lavorare attraverso le frontiere, senza che le dinamiche politiche diventino impedimenti costanti.

Quest’anno non merita idealizzazioni. Ma ha evidenziato con nitidezza cosa rischiamo di compromettere quando la ricerca viene compressa. E perché, proprio per questo motivo, merita ancora protezione e sostegno.

Fonte: Nature