Mercedes-Benz abbandona la colla: bulloni e viti per auto riparabili

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A volte anche un semplice elemento di fissaggio può rappresentare una svolta. Nel panorama della sostenibilità automobilistica si discute frequentemente di veicoli elettrici, innovazioni digitali e sistemi avanzati. Raramente, però, si affronta il tema della progettazione dei componenti, dei materiali impiegati e del destino finale dei prodotti. Eppure proprio questi aspetti determinano una quota rilevante dell’impatto ecologico di un’automobile. L’approccio ecologico di Mercedes-Benz illustrato recentemente si orienta in questa prospettiva, riportando l’attenzione su un aspetto apparentemente scontato: le modalità di assemblaggio delle parti di un veicolo.

La decisione di ridurre l’utilizzo di adesivi e fissaggi permanenti per privilegiare connessioni meccaniche reversibili non costituisce un’innovazione dirompente. Rappresenta invece un aggiustamento rispetto a metodologie produttive che hanno facilitato la fabbricazione, rendendo però più difficoltose le operazioni di manutenzione e recupero.

L’iniziativa ecologica di Mercedes-Benz

Il progetto Tomorrow XX, attraverso cui il costruttore tedesco struttura queste iniziative, mira a incorporare i concetti dell’economia circolare sin dalla fase progettuale. Non si tratta solo di abbattere le emissioni durante l’utilizzo, ma di intervenire sull’approvvigionamento delle risorse, sul montaggio e sulla dismissione dei mezzi.

Nel corso degli ultimi anni l’impiego massiccio di collanti e giunzioni permanenti ha reso numerosi elementi dei veicoli sostanzialmente non riutilizzabili. Un piccolo deterioramento implica frequentemente la rimozione totale di un pezzo, generando un impatto ambientale eccessivo rispetto al problema reale. Mercedes-Benz riconosce indirettamente questa criticità, riconsiderando alcune tecniche applicate precedentemente.

Gruppi ottici sigillati: una questione produttiva oltre che ecologica

L’esempio dei proiettori anteriori risulta significativo. Attualmente, nella gran parte delle automobili, il danneggiamento di una lente richiede la sostituzione dell’intero blocco luminoso, anche quando il difetto interessa soltanto una sezione. Ne deriva un incremento dei rifiuti complessi e una maggiore richiesta di componenti nuovi.

La soluzione proposta da Mercedes-Benz appare lineare: rimpiazzare l’adesivo con elementi di fissaggio meccanico, permettendo lo smontaggio del proiettore. Così diventa possibile sostituire esclusivamente la parte deteriorata, prolungando l’esistenza del componente e diminuendo sia gli scarti sia le emissioni connesse alla fabbricazione di pezzi di ricambio.

In base alle informazioni diffuse dalla casa automobilistica, questa metodologia permetterebbe di duplicare la percentuale di materiali recuperati impiegati nei proiettori e di abbattere fino alla metà le emissioni relative a questo particolare elemento. Cifre da interpretare con prudenza, ma che segnalano un orientamento differente rispetto al passato.

Composizioni più lineari per un recupero concreto

Un’altra questione critica affrontata dall’approccio ecologico di Mercedes-Benz riguarda le sostanze utilizzate. Numerosi elementi automobilistici sono prodotti con combinazioni difficili da disaggregare, che complicano il recupero o lo rendono economicamente svantaggioso.

La nuova filosofia favorisce materiali omogenei, più agevoli da recuperare dopo lo smontaggio. Questo consente di ottenere materie prime seconde di buona qualità, riutilizzabili senza compromettere significativamente le caratteristiche tecniche. Non si tratta solamente di percentuali di materiale recuperato, ma di recupero autentico, che rientra realmente nel processo produttivo.

Dallo smontaggio dei proiettori alle componenti interne

Il principio del “disassemblare senza danneggiare” viene esteso anche ad altri elementi del veicolo. Nei rivestimenti interni delle porte, per esempio, Mercedes-Benz sta considerando la sostituzione delle saldature a ultrasuoni con elementi di fissaggio termoplastici rimovibili, che permettono di separare tessuti, polimeri e strutture di supporto al termine del ciclo di vita.

Alcune applicazioni sono già presenti sui modelli commercializzati. La nuova CLA adotta un contenitore del liquido detergente realizzato interamente in polipropilene riciclato, mentre i paraurti incorporano circa un quarto di materiale recuperato. Contestualmente, il gruppo sperimenta l’utilizzo di materiali derivati da pneumatici, airbag e altri residui industriali, con esiti ancora in fase di verifica.

Un’inversione di tendenza tardiva, ma significativa

Occorre precisare: ritornare ai sistemi di fissaggio meccanico non rappresenta un progresso rivoluzionario, ma una soluzione a problematiche generate dall’industria stessa negli anni precedenti. Tuttavia, ammettere che molte tecniche “contemporanee” hanno compromesso riparabilità e riciclabilità costituisce un passo importante.

L’impatto ecologico dell’automobile non si limita all’utilizzo quotidiano o alla tipologia di propulsione. Fabbricazione, distribuzione e gestione degli scarti incidono notevolmente sulla sua impronta complessiva. In questo quadro, incentivare la riparazione anziché la sostituzione può generare conseguenze concrete, anche sul versante economico e occupazionale.

L’approccio ecologico di Mercedes-Benz non risolve le problematiche del settore automobilistico, ma mette in discussione alcune pratiche consolidate. E, in un comparto spesso più orientato alla comunicazione che alla sostanza, non è un aspetto da trascurare.

Fonte: Mercedes-Benz