Parcheggiare la propria vettura nel box appare come la scelta ideale per tutelarla dagli agenti atmosferici, tuttavia numerosi proprietari si trovano di fronte a una spiacevole sorpresa quando tentano di avviarla dopo un periodo di inutilizzo. La questione non riguarda tanto il luogo di sosta quanto piuttosto le modalità con cui il veicolo viene lasciato inattivo per lunghi periodi. Esaminiamo dunque le strategie corrette e gli sbagli da non commettere.
Trascurare la cura periodica della vettura
La minaccia principale consiste nel ritrovare l’accumulatore completamente privo di energia quando si desidera utilizzare nuovamente il mezzo. L’accumulatore fornisce elettricità anche a motore spento. Il sistema antifurto, il quadro strumenti e altri componenti elettronici assorbono energia in maniera continua e dopo diverse settimane di immobilità, la riserva energetica si azzera.

I veicoli di ultima generazione risentono maggiormente di questa criticità. I dispositivi di connessione, le unità di controllo elettronico e i rilevatori necessitano di alimentazione anche a veicolo fermo. Qualora l’accumulatore sia datato, l’impianto elettrico presenti microscopiche fughe di corrente o il meccanismo di ricarica risulti inefficiente, la problematica emerge con maggiore rapidità.
L’approccio più efficace prevede di scollegare i morsetti dell’accumulatore prima di abbandonare il veicolo per periodi prolungati. In alternativa è possibile utilizzare un dispositivo mantenitore, uno strumento automatizzato che interviene quando rileva un calo della carica e reintegra l’energia dissipata.
Gli pneumatici subiscono alterazioni impercettibili
Anche le coperture risentono dell’immobilità prolungata. Trascorso un lungo intervallo senza spostamenti, le coperture tendono a perdere pressione e ad assumere forme irregolari, abbandonando la loro geometria originaria. Questo fenomeno viene definito “appiattimento localizzato” e si manifesta perché la massa del veicolo comprime continuamente il battistrada nella medesima zona.

Quando le coperture sono in condizioni ottimali e il veicolo rimane immobile per alcune settimane, questa alterazione risulta quasi sicuramente reversibile e svanisce dopo aver percorso alcune decine di chilometri. Tuttavia, se la sosta si estende oltre i trenta giorni, specialmente con coperture sottogonfiate, l’alterazione può consolidarsi definitivamente.
Le coperture disperdono mediamente tra 0,1 e 0,3 bar mensili. Prima di immobilizzare il veicolo per periodi estesi, risulta opportuno gonfiarle incrementando di 0,5 bar rispetto alla pressione massima indicata dal produttore, precauzione che previene uno sgonfiamento eccessivo che compromette la sicurezza alla ripresa della circolazione.
L’impianto frenante si blocca a causa della condensa
La condensa può provocare l’adesione delle pastiglie ai dischi frenanti mediante uno strato di ossidazione che si sviluppa sulle superfici metalliche. Chi dispone di un box umido conosce perfettamente questa criticità: si sale a bordo, si inserisce la chiave e il mezzo stenta a spostarsi. Quando il veicolo permane fermo per intervalli prolungati, specialmente in ambienti esterni, la superficie dei dischi tende a ossidarsi.

Generalmente bastano alcune frenate per rimuovere l’ossidazione superficiale. La situazione diventa critica quando la corrosione penetra profondamente o quando le pinze frenanti si inceppano. La condensa genera corrosione e può determinare il bloccaggio degli stantuffi e dei perni delle pinze.
Prima di riprendere la marcia dopo un fermo prolungato, occorre azionare i freni con prudenza e verificarne l’efficacia. Anche l’impianto frenante potrebbe necessitare di un’ispezione o di un periodo di assestamento. Qualora si percepisca resistenza o rumori insoliti, conviene sottoporre l’impianto frenante all’esame di un tecnico specializzato.
Il serbatoio richiede un livello intermedio
La benzina subisce facilmente alterazioni volumetriche in relazione alle oscillazioni termiche e presenta un livello di evaporazione molto elevato. Mantenere il serbatoio completamente colmo comporta il rischio di fuoriuscite, mentre mantenerlo quasi vuoto può causare l’evaporazione totale. Inoltre, sui veicoli meno recenti, un serbatoio quasi vuoto favorisce l’aspirazione di depositi sedimentati sul fondo.

Il principio fondamentale raccomanda di mantenere il serbatoio riempito a metà circa, quantità che assicura una disponibilità adeguata senza i rischi connessi all’espansione del carburante.
Con quale frequenza azionare il propulsore
Numerose persone ritengono che attivare il propulsore per brevi intervalli settimanalmente contribuisca a preservare il veicolo efficiente. Si tratta di un’abitudine inefficace, quando non controproducente: avviare il propulsore per pochi minuti e spegnerlo immediatamente senza circolare può danneggiare l’accumulatore e rischia di compromettere il propulsore o gli iniettori.

Qualora si desideri realmente mantenere attivo il veicolo, risulta preferibile percorrere almeno una decina di chilometri. Un tragitto di almeno 15 minuti consente all’accumulatore di ricaricarsi adeguatamente e il movimento contribuisce anche a lubrificare i componenti meccanici e a prevenire il bloccaggio dei freni.
Ulteriori precauzioni da ricordare
Le spazzole tergicristallo e l’intero sistema di ventilazione e climatizzazione dell’abitacolo rischiano di perdere efficienza se il veicolo rimane immobile troppo tempo, poiché contengono elementi in gomma soggetti a deterioramento. Una volta alla settimana conviene effettuare un’ispezione generale del veicolo, verificare i livelli dei fluidi e accertarsi che non vi siano perdite.
Anche la collocazione del parcheggio può fare una certa differenza. Un box chiuso e asciutto tutela la carrozzeria e i componenti in gomma. Sostare all’aperto espone il veicolo alle condizioni climatiche che deteriorano la carrozzeria e i collegamenti elettrici. Se non si dispone di uno spazio coperto, un telo impermeabile aiuta a contenere i danni.
Per chi prevede un periodo di inattività molto esteso, superiore ai tre mesi, si può considerare di sollevare il veicolo con cavalletti per alleggerire le coperture dal peso. Questa soluzione va riservata a chi possiede competenze di manutenzione, perché il riposizionamento sicuro richiede attenzione.
La realtà è che immobilizzare il veicolo nel box senza adottare precauzioni genera più problemi di quanto si immagini. Bastano pochi accorgimenti per evitare inconvenienti spiacevoli: scollegare l’accumulatore o collegarlo a un mantenitore, gonfiare le coperture con una pressione leggermente superiore alla norma, controllare periodicamente le condizioni generali del mezzo. Quando si riprende a guidare dopo settimane di immobilità, occorre procedere con prudenza, verificare la risposta dei freni e attendere che tutti i sistemi ritornino alla piena efficienza.
