L’auto elettrica modulare di Citroën e Decathlon: spazio per vivere, lavorare e riposare

Citroen ELO

Una questione elementare attraversa da tempo il confronto sulla mobilità elettrica: è davvero necessaria nella forma attuale? Tra veicoli imponenti, display multipli e funzionalità sofisticate che restano spesso inutilizzate, la risposta rimane incerta. Il prototipo Citroën ELO, frutto della partnership con Decathlon, tenta di riorientare l’attenzione. Non verso le performance né verso il prestigio, ma verso l’utilizzo reale. Verso il modo in cui gestiamo il tempo, i trasferimenti, le interruzioni.

ELO non rappresenta un veicolo “aspirazionale” tradizionale. Si tratta piuttosto di una sperimentazione pratica: e se l’automobile ritornasse a essere un ambiente abitabile, persino durante le soste?

Compatta all’esterno, inaspettatamente spaziosa all’interno

L’impatto iniziale deriva dalle proporzioni ridotte: 410 centimetri di lunghezza, appena superiore a una city car convenzionale. Tuttavia, l’interno rivela una dimensione differente. Sei posti effettivi, pianale uniforme, continuità delle superfici, abbondante luminosità. L’impressione non è quella di uno spazio affollato, ma di un volume aperto, quasi abitativo.

La decisione più insolita riguarda la posizione centrale di guida, una configurazione infrequente che elimina la tradizionale divisione tra conducente e passeggeri. Nessuna plancia ingombrante, nessuna separazione visiva. Le quattro aperture ad anta, prive di montante intermedio, completano il progetto: quando vengono aperte, l’abitacolo si trasforma in un unico ambiente, accessibile, comprensibile, semplice da utilizzare. Anche per chi ha poca dimestichezza con i veicoli.

L’obiettivo non è sorprendere, ma rendere ogni azione intuitiva. Accedere, uscire, caricare oggetti, accomodarsi. Senza complicazioni superflue.

Relax, svago, attività professionale

La denominazione ELO deriva da tre termini inglesi: rest, play, work. Relax, divertimento, professione. Non idee astratte, ma condizioni concrete. Nella modalità riposo, il veicolo si modifica. Le sedute si riconfigurano, emergono materassini pneumatici realizzati con Decathlon, gonfiati da un compressore incorporato. L’illuminazione assume una nuova funzione, diventando più soffusa. È presente anche un dispositivo di proiezione che consente di visualizzare contenuti video direttamente dall’abitacolo. Non per impressionare, ma per valorizzare le pause, le fermate, i pernottamenti improvvisati.

Quando prevale il tempo libero, ELO si connette con l’ambiente esterno. Le sedute diventano poltrone da outdoor, i vani ospitano equipaggiamento sportivo, tende e coperture ampliano lo spazio oltre il veicolo. Grazie alla funzione vehicle-to-load, l’energia della batteria può alimentare apparecchi elettrici portatili. È il concetto di veicolo come postazione mobile, non come status symbol.

Infine c’è il lavoro, aspetto sempre più rilevante anche lontano dagli uffici tradizionali. Una superficie estraibile, spazi razionali, dati proiettati sul parabrezza. L’essenziale, senza proliferare schermi e distrazioni. Il veicolo diventa un luogo di concentrazione, non un ulteriore device da amministrare.

Materiali essenziali, recuperati, progettati per resistere

La sostenibilità di ELO non si affida a proclami enfatici, ma a decisioni molto pragmatiche. I materiali sono prevalentemente recuperati, robusti, semplici da mantenere. Le superfici sono lineari, polivalenti, concepite per un impiego intensivo, anche in esterni. L’obiettivo è minimizzare ciò che si deteriora, ciò che invecchia rapidamente, ciò che richiede sostituzioni ripetute.

Anche l’aspetto tecnologico segue la medesima filosofia. Gli pneumatici realizzati con Goodyear incorporano sensori che comunicano consumo e pressione direttamente sul cerchione, attraverso un codice cromatico visibile. Meno segnalazioni criptiche, meno avvisi incomprensibili. Solo dati utili, al momento opportuno. È una sostenibilità che non richiede expertise tecniche, né monitoraggio continuo. Opera in modo discreto.

ELO non è un veicolo commercializzabile, ma un interrogativo aperto sul futuro della mobilità

Citroën ELO non è un modello destinato alla commercializzazione nella forma attuale. È un prototipo, ed è evidente. Ma il punto non è questo. Il punto è l’interrogativo che solleva: ha ancora senso sviluppare veicoli sempre più voluminosi, articolati e onerosi, quando la maggioranza degli spostamenti è cittadina, breve, routinaria?

ELO indica una direzione alternativa. Più misurata, più adattabile, più sensibile al modo in cui utilizziamo realmente i mezzi. Non promette prodigi, non pubblicizza prestazioni. Avanza un’idea di mobilità meno enfatica e più concreta. Ed è precisamente per questo che suscita interesse.

Fonte: Stellantis