Il giorno più corto dell’anno: quando cade il solstizio invernale 2025

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L’inverno astronomico sta per iniziare! Quest’anno il solstizio invernale si verificherà domenica 21 dicembre alle ore 16:03 secondo il fuso orario italiano. Si tratta di un fenomeno astronomico preciso che determina l’inizio ufficiale della stagione fredda nell’emisfero settentrionale. Per noi che viviamo a nord dell’equatore, questo momento rappresenta la giornata con meno ore di luce e la notte più estesa dell’intero anno. La spiegazione è puramente scientifica: il nostro pianeta ruota attorno al Sole con un’inclinazione assiale di circa 23,5 gradi e, durante questo periodo, il Polo Nord si trova orientato nella direzione opposta alla nostra stella. Questo comporta che i raggi solari raggiungano la superficie terrestre con un angolo molto ridotto, determinando una drastica riduzione delle ore diurne.

Proprio come succede con gli equinozi, anche il solstizio invernale non ha una data fissa sul calendario. La sua collocazione può variare dal 20 al 23 dicembre, sebbene questi estremi siano eventi piuttosto infrequenti. Le date che si ripresentano con maggiore regolarità sono il 21 e il 22 dicembre. Tuttavia, dal momento esatto del solstizio, inizia un fenomeno che molti non notano: le ore di luce cominciano progressivamente ad aumentare. Si parte con incrementi minimi, appena qualche secondo al giorno, ma il processo è costante e ci condurrà verso la bella stagione, fino al successivo solstizio estivo, atteso per il 21 giugno 2026, quando raggiungeremo il picco massimo di illuminazione diurna.

Una celebrazione antica del ritorno della luce

Nelle culture del passato, questo momento astronomico aveva un significato profondo: rappresentava la rinascita del Sole dopo aver toccato il punto di massima oscurità dell’anno. Non sorprende che venisse onorato con cerimonie e festeggiamenti. Durante l’epoca romana si svolgevano i Saturnali, festività caratterizzate da celebrazioni gioiose che hanno lasciato tracce nelle nostre moderne festività natalizie. Per i popoli nordici, questo evento simboleggiava il trionfo graduale della luminosità sulle tenebre, mentre per le comunità agricole rappresentava una tappa fondamentale nel calendario annuale.

Ancora ai giorni nostri, il solstizio invernale viene commemorato in numerose regioni del pianeta. Nei territori scandinavi e dell’Europa settentrionale si accendono fuochi e lumini come segno di protezione e annuncio del ritorno della luce solare. Nel celebre sito archeologico di Stonehenge, situato nel Regno Unito, ogni anno si riuniscono centinaia di visitatori per osservare l’alba e l’allineamento perfetto del Sole con le antiche pietre megalitiche.

Anche lo Yule, celebrazione di radici pagane germaniche precedente al Natale cristiano, trae origine proprio dal solstizio d’inverno. Per le antiche popolazioni nordiche, che affrontavano condizioni climatiche estreme e inverni rigidissimi, lo Yule costituiva un rituale di resistenza e ottimismo. Oltrepassare il solstizio equivaleva a superare la fase più difficile dell’anno. La stella del giorno veniva percepita come una forza divina che “tornava a nascere”, pronta a rafforzarsi nei mesi seguenti. Tra gli elementi caratteristici dello Yule c’era il grande ceppo, un tronco massiccio che veniva posto nel camino e doveva ardere per diversi giorni. Le fiamme incarnavano la luminosità che si oppone all’oscurità, la salvaguardia del focolare domestico e la perpetuazione dell’esistenza. Da questa antica usanza derivano numerose consuetudini contemporanee, come le candele decorative natalizie, le illuminazioni festive e persino il celebre dessert noto come “bûche de Noël”.