Durante la presentazione milanese di Hero, l’atmosfera in sala era carica di curiosità. Un automa destinato ai cantieri? Esatto, proprio in quegli spazi delimitati da coni colorati, dove la segnaletica temporanea separa di pochi metri i lavoratori dalle vetture in corsa. Un progetto nato da una realtà drammatica: negli ultimi dodici mesi 1.090 vittime hanno perso la vita durante l’attività lavorativa, di cui 156 nel settore edile. Cifre che fanno riflettere profondamente. L’episodio più recente nel vicentino ripete lo stesso copione tragico: un mezzo pesante che non riesce a fermarsi e un lavoratore che non fa ritorno alla propria famiglia.
Ed ecco dove si inserisce Hero. Non si tratta di un salvatore mitologico, nonostante il nome lo evochi, ma di una soluzione pratica che mira a trasferire il pericolo dall’uomo alla macchina, liberando il personale dall’incarico più rischioso: allestire il cantiere mentre i veicoli transitano a velocità pericolose nelle immediate vicinanze.
Hero rappresenta un’iniziativa di Edil San Felice, realizzata in collaborazione con Notos Group e l’ateneo Federico II. Attualmente esiste un modello sperimentale di un metro e trenta, ma la configurazione finale raggiungerà 1,80 metri di altezza, con sei ore di operatività continua e la possibilità di intervenire su una decina di siti nell’arco di una giornata. L’impegno economico ammonta a 600mila euro, e l’impresa ha già ottenuto il primo brevetto europeo per un umanoide dedicato alla protezione nei lavori stradali.
Il metodo di apprendimento di Hero e il suo impatto sulla vita dei lavoratori
L’aspetto più interessante riguarda il processo di formazione del robot. Gli sviluppatori non lo hanno inserito direttamente nell’ambiente reale: hanno creato una simulazione digitale avanzata, una sorta di ambiente virtuale iperrealista dove l’automa commette errori, acquisisce esperienza, ritenta, riceve feedback correttivi o positivi come un allievo determinato ma ancora in fase di perfezionamento.
All’interno di questa dimensione simulata ha acquisito la capacità di interpretare la segnaletica a terra, identificare impedimenti, monitorare lo spazio circostante con una percezione visiva completa a 360 gradi e manipolare oggetti attraverso appendici dotate di sensori tattili per pressione e calore. Il risultato è notevole: una volta operativo sul campo, Hero si muove autonomamente, comprende i compiti assegnati, risponde agli imprevisti. Non necessita di controllo remoto né di supervisione costante da parte del personale. La sua intelligenza artificiale non è un elemento decorativo: è stata sviluppata per garantire prestazioni concrete nelle situazioni reali.
La modalità “sentinella” è particolarmente significativa. Quando Hero rileva un veicolo in avvicinamento con traiettoria anomala, attiva un segnale acustico di intensità tale da risultare udibile anche nel frastuono tipico di un cantiere. È progettato per guadagnare quei secondi cruciali che possono impedire l’ennesimo incidente mortale.
L’azienda è esplicita: il personale non subirà tagli occupazionali. Hero è concepito per sollevare i lavoratori dalle attività più esposte al rischio, non per eliminarli. Il team dovrà quindi sviluppare una collaborazione efficace con l’automa, similmente all’inserimento di un nuovo elemento molto competente e peculiare nel gruppo, con cui stabilire un’intesa operativa. Le potenzialità della tecnologia superano l’ambito stradale. Di Palma prevede automi analoghi impiegati in edifici, nel trasporto di materiali pesanti, in tutti quei contesti dove il margine tra normalità e rischio è estremamente ridotto.
Il vero limite attuale non è di natura tecnica ma normativa: il Codice della Strada non autorizza un robot ad allestire un cantiere. È necessaria un’autorizzazione speciale. L’azienda ha già rivolto una richiesta al Ministero delle Infrastrutture: senza modifiche legislative, Hero rimarrà un’eccellente intuizione ferma sulla carta.
E sarebbe davvero un’occasione perduta, perché l’intento è estremamente chiaro: garantire il rientro sicuro a casa degli operai che quotidianamente operano sulle nostre arterie stradali.
Fonte: ESF
