Giappone, automi a forma di lupo con occhi scarlatti contro orsi

Monster Wolf

Nel territorio nipponico si sta verificando un fenomeno che solo pochi anni addietro sarebbe apparso come una semplice stranezza tecnologica. Nelle zone agricole, presso i confini delle foreste, lungo i tracciati montani e persino in prossimità dei centri abitati, ha fatto la sua apparizione un guardiano meccanico dall’aspetto minaccioso: un lupo artificiale dotato di occhi luminosi rossi, progettato per allontanare plantigradi e altra fauna selvatica, diminuendo gli episodi di contatto rischioso con gli esseri umani.

L’incremento delle aggressioni da parte degli orsi nel paese del Sol Levante ha toccato picchi mai registrati prima, spingendo le istituzioni e le popolazioni rurali a ripensare completamente le tattiche difensive. Non si tratta più soltanto di barriere elettrificate o di tiratori scelti convocati per intervenire, bensì di un’autentica crisi nazionale che rimette in discussione la coesistenza tra civiltà e ambiente naturale. In tale scenario, il lupo meccanico è assurto a emblema di un nuovo approccio: generare una fascia protettiva tra insediamenti umani e territori selvaggi senza dover ricorrere subito all’eliminazione degli esemplari.

I plantigradi, in particolare gli orsi neri asiatici e i grandi orsi bruni, si stanno spingendo con frequenza crescente verso località antropizzate. Le statistiche sono eloquenti: soltanto nel 2024 si sono contati oltre duecento feriti e tredici decessi distribuiti su ventuno prefetture differenti. Alcuni assalti si sono verificati persino durante la stagione fredda, momento in cui tradizionalmente questi mammiferi entrano in ibernazione, indizio che qualcosa nei loro schemi comportamentali sta mutando in maniera significativa e allarmante.

Meccanismo operativo del lupo artificiale

Il lupo meccanico è frutto dell’inventiva di Ohta Seiki, una compagnia di dimensioni ridotte specializzata in lavorazioni meccaniche di alta precisione con sede nell’isola di Hokkaido. Non rappresenta un semplice spaventapasseri modernizzato, ma un apparato sofisticato che integra rilevatori, illuminazione, emissioni sonore e una copertura in pelliccia artificiale. Quando i sensori a raggi infrarossi individuano un movimento nel raggio d’azione, il dispositivo si attiva istantaneamente: gli occhi si accendono emanando luce rossa, la testa comincia a oscillare lentamente lateralmente e una sequenza di LED blu lampeggia sul corpo.

L’aspetto sonoro costituisce l’elemento determinante. Il lupo robotizzato produce suoni che arrivano a 90 decibel, equiparabili al clacson di un veicolo. Non si tratta di un singolo richiamo ripetuto, ma di circa cinquanta emissioni differenti, riprodotte in sequenza casuale: ululati, urla, vocalizzazioni umane e rumori improvvisi. Tale variabilità non è accidentale, ma calibrata per impedire che gli animali sviluppino familiarità con la minaccia, un rischio concreto quando si ha a che fare con fauna intelligente e capace di adattamento come i plantigradi.

Secondo Yuji Ota, amministratore delegato di Ohta Seiki, gli orsi sono creature estremamente prudenti e solitarie. Un disturbo acustico improvviso e variabile li induce a riconoscere la presenza di qualcosa di minaccioso, spingendoli a ritirarsi senza proseguire verso le zone frequentate dagli esseri umani.

Da progetto deriso a sistema adottato su scala nazionale

Quando il lupo meccanico venne presentato nel 2016, le reazioni furono ben lontane dall’entusiasmo. Numerosi osservatori lo giudicavano un congegno stravagante, quasi comico. Le recinzioni elettrificate rappresentavano lo standard e l’ipotesi di respingere un orso con un lupo finto appariva poco plausibile. Tuttavia, col trascorrere degli anni, i riscontri hanno iniziato a essere inequivocabili.

I coltivatori hanno riferito una diminuzione drastica delle incursioni nei terreni coltivati e nei meleti. L’apparecchio ha dimostrato di sopportare le condizioni atmosferiche più severe, inclusi i rigidi inverni settentrionali del Giappone, necessitando di interventi manutentivi minimi. Attualmente sono operativi circa 330 esemplari di lupi meccanici in tutto il territorio nazionale, utilizzati per salvaguardare imprese agricole, borghi, percorsi montani e passaggi faunistici.

La richiesta è cresciuta rapidamente, con un volume di ordini triplicato negli ultimi mesi, parallelamente all’incremento delle aggressioni ursine. Secondo quanto comunicato dalla società produttrice, non si sono registrati resi né contestazioni relative all’efficacia del sistema, un elemento che ha contribuito a consolidarne la credibilità.

Un interesse che oltrepassa i confini nazionali

Il successo del lupo meccanico non si è arrestato alle frontiere giapponesi. Ohta Seiki ha ricevuto svariate richieste dall’estero, circa una decina, tra cui una proveniente dall’India, dove si è valutato l’impiego del robot per dissuadere l’avvicinamento degli elefanti alle zone popolate. Un segnale evidente di come questa tipologia di tecnologia stia catturando l’interesse di nazioni alle prese con problematiche analoghe di coabitazione tra popolazione umana e grandi mammiferi selvatici.

Le ragioni di questa escalation sono molteplici. Una delle principali riguarda la reperibilità di nutrimento. Le faggiole, una risorsa alimentare cruciale per gli orsi neri asiatici in autunno, seguono cicli irregolari di abbondanza e scarsità. Negli anni di produzione ridotta, gli animali sono obbligati a spingersi verso centri urbani e campagne in cerca di alternative. Gli studiosi avvertono che, dopo un raccolto copioso previsto per il 2026, è probabile una nuova carenza nel 2027.

Un ulteriore fattore determinante è l’abbandono delle zone rurali. Con meno persone a presidiare il territorio, i plantigradi incontrano minori ostacoli nell’espansione del loro areale. A Hokkaido, per esempio, nel 2023 sono stati catturati oltre 1.800 orsi bruni, il numero più elevato dal 1962, mentre i danni provocati dalla fauna selvatica hanno oltrepassato i 5,6 miliardi di yen in un solo anno.

Tra dissuasione e limiti della paura artificiale

Di fronte a questi dati, le autorità hanno adottato provvedimenti sempre più rigorosi, arrivando a coinvolgere l’esercito in alcune operazioni di cattura e ad estendere i poteri della polizia antisommossa, autorizzata in situazioni estreme ad abbattere gli esemplari. In questo contesto, il lupo meccanico rappresenta un’opzione meno cruenta, fondata sulla dissuasione anziché sull’eliminazione.

Ciononostante, gli esperti invitano alla prudenza. La paura, anche quando generata da una macchina, non costituisce una soluzione definitiva. Gli animali apprendono e si adattano. Se comprendono che dietro luci e rumori non esiste un pericolo autentico, l’efficacia del dispositivo potrebbe calare nel tempo. Secondo alcuni zoologi, l’istinto che porta gli orsi a temere i lupi affonda le radici in una lunga coevoluzione, ma questo equilibrio può spezzarsi se lo stimolo viene ripetuto con eccessiva frequenza.

Il futuro del lupo meccanico e delle soluzioni robotiche

Consapevole di tali limitazioni, Ohta Seiki sta già sviluppando nuove evoluzioni del progetto. Sono in fase di sperimentazione versioni mobili e semiautonome del lupo meccanico, installate su veicoli realizzati in collaborazione con Suzuki e ricercatori dell’Università di Tokyo. L’azienda sta inoltre testando nuovi “predatori” artificiali, come il monster eagle, pensato per allontanare corvi e altri volatili dalle aree urbane.

La direzione appare evidente: integrare la tecnologia con una pianificazione territoriale più oculata, composta da corridoi faunistici controllati, barriere mirate e zone di rispetto. Il robot lupo, da solo, non può risolvere la problematica, ma può diventare uno strumento valido in una strategia più articolata.

Per il momento, mentre i plantigradi continuano a spingersi ai margini delle città giapponesi, l’ululato artificiale di un lupo meccanico nella notte potrebbe bastare a farli tornare nella foresta.

Fonte: The Asahi Shimbun