Gli attacchi di phishing presentano caratteristiche comuni, ma in questo caso i malintenzionati hanno perfezionato la strategia, facendo leva sulle preoccupazioni più sentite dai lavoratori del settore pubblico. L’inganno inizia con un messaggio di posta elettronica apparentemente innocuo, caratterizzato da un oggetto che combina formalità e allarme: “Richiesta Integrazione Dati Personali”. L’aspetto grafico replica fedelmente quello del portale NoiPA, il sistema attraverso cui vengono gestiti emolumenti e pratiche burocratiche per numerosi dipendenti dello Stato.
L’estetica risulta perfetta, la palette cromatica identica, l’impaginazione riconoscibile. Il messaggio afferma che durante un controllo anagrafico sarebbero state riscontrate carenze nelle informazioni personali, talmente significative da mettere a rischio la “regolare amministrazione della posizione retributiva”. Ogni elemento appare così autentico da eliminare qualsiasi diffidenza: la possibilità di risolvere tutto immediatamente diventa un’offerta irrinunciabile. Nella parte finale del testo compare la vera trappola: un bottone azzurro, tipico dei portali istituzionali, con la scritta imperativa “MODIFICA I TUOI DATI” in grassetto, progettata per generare un senso di urgenza.
Chi attiva quel comando finisce precisamente dove i cybercriminali desiderano: in un modulo contraffatto, realizzato per carpire informazioni sensibili, password e coordinate bancarie, senza scrupoli né indugi.
Le ragioni del successo di questa frode retributiva
Nelle settimane recenti, questa campagna di messaggi ha colpito docenti, personale dei vigili del fuoco, forze dell’ordine e funzionari pubblici. I criminali informatici non hanno puntato sull’originalità, bensì sul meccanismo psicologico più elementare: il timore di subire perdite economiche. La comunicazione specifica che il collegamento rimarrà disponibile soltanto per cinque giorni e che, in assenza di un intervento rapido, la retribuzione successiva non comprenderà gli incrementi stabiliti.
L’avviso è calibrato per colpire emotivamente prima che razionalmente. Rappresenta la strategia tipica dei truffatori digitali: generare apprensione e limitare il tempo per ragionare. Proprio quando cresce l’inquietudine, il click diventa un’azione istintiva. Nessuno si sofferma a verificare l’indirizzo del mittente, né si domanda come mai di queste presunte lacune non si sia mai sentito parlare in precedenza.
Il link rimanda a una pagina web che riproduce fedelmente l’interfaccia ufficiale, ma che in verità costituisce una copia creata esclusivamente per sottrarre dati riservati: recapiti telefonici, chiavi d’accesso, estremi bancari. La classica via d’ingresso per compromettere conti bancari e identità digitali.
NoiPA ha già attestato la natura esclusivamente truffaldina di questi messaggi. A generarli sarebbe un falso “Servizio Clienti”, un’etichetta rassicurante che inganna persino gli utenti più accorti. La raccomandazione ufficiale è categorica: evitare di cliccare su link provenienti da indirizzi che riproducono quelli autentici ma in realtà li falsificano, come “noipa.gov.mef”. Ogni comunicazione legittima transita esclusivamente attraverso canali verificati, e la piattaforma non richiede mai di inserire informazioni personali mediante email, messaggi di testo o applicazioni non certificate.
Rafforzare la sicurezza della propria identità online rappresenta la protezione più efficace. L’autenticazione in due passaggi tutela anche quando le credenziali vengono sottratte, mentre l’aggiornamento regolare di antivirus e sistemi operativi diminuisce il pericolo di violazioni. Conviene evitare connessioni Wi-Fi pubbliche e, di fronte a qualsiasi dubbio, contattare direttamente NoiPA o gli uffici competenti: risulta sempre più prudente ignorare il messaggio piuttosto che rischiare di cadere in un tranello ben architettato.
Fonte: NoiPA
