TikTok danneggia il cervello: ricerca svela effetti negativi su dopamina e capacità di attenzione

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TikTok, insieme agli altri social network, ha raggiunto una diffusione planetaria, affascinando milioni di persone attraverso un susseguirsi inarrestabile di clip video. Si tratta di un sistema algoritmico estremamente avanzato, in grado di suggerire materiali su misura analizzando le preferenze e i comportamenti di ciascun utilizzatore.

Tuttavia, come ormai ben documentato, questo incessante scorrere di filmati accattivanti stimola il circuito cerebrale della gratificazione, provocando il rilascio di dopamina e innescando un meccanismo di dipendenza estremamente potente. Tutto nella norma? Assolutamente no.

La particolare combinazione di clip rapide e avvincenti con un sistema di suggerimenti perfettamente tarato rende questa piattaforma particolarmente efficace nel catturare e trattenere l’interesse degli utilizzatori per intervalli prolungati. Chi usa l’applicazione spesso si ritrova a visualizzare filmato dopo filmato, perdendo il senso del tempo mentre si lascia trasportare dal flusso ininterrotto della piattaforma. Questo fenomeno, definito “stato di flusso”, comporta livelli elevati di gratificazione, focalizzazione e alterazione della percezione temporale.

Il sistema algoritmico di TikTok e il meccanismo di dipendenza

Il nucleo centrale della natura di questa piattaforma risiede nel suo algoritmo. Esaminando le azioni degli utenti, quali la durata della visualizzazione, le reazioni positive, i commenti e le condivisioni, l’applicazione costruisce una sezione personalizzata denominata “Per te”. Questo meccanismo di distribuzione dei materiali apprende velocemente le inclinazioni individuali, generando un feed personalizzato che spinge a scorrere senza sosta.

Il sistema di raccomandazione dà priorità ai contenuti basandosi su:

  • coinvolgimento dell’utente (reazioni, commenti, condivisioni)
  • dettagli del filmato (hashtag, descrizioni, audio)
  • configurazioni del dispositivo e del profilo

Questo metodo altamente personalizzato incrementa il coinvolgimento e il tempo di permanenza sull’applicazione, contribuendo a creare una forma di fedeltà alla piattaforma.

La dopamina e le basi neuroscientifiche dei social network

Le piattaforme social come questa sfruttano il circuito di gratificazione cerebrale, stimolando il rilascio di dopamina per generare esperienze coinvolgenti. Questo neurotrasmettitore riveste un ruolo fondamentale nel sistema di ricompensa del cervello, motivando i comportamenti attraverso segnali di anticipazione ed esperienza del piacere. Il circuito di gratificazione, evolutosi per favorire attività connesse alla sopravvivenza come nutrirsi e interagire socialmente, può essere facilmente manipolato da stimoli artificiali, proprio come quelli generati dai social network.

Ogni interazione (reazione positiva, commento, notifica) fornisce un piccolo picco di dopamina, che motiva gli utenti a ritornare sulla piattaforma. Nel tempo, l’utilizzo ripetuto dei social network può causare modifiche nella struttura e nel funzionamento cerebrale, un processo conosciuto come neuroplasticità.

Le conseguenze psicologiche di TikTok

Un utilizzo eccessivo di questa applicazione può compromettere negativamente il benessere mentale e la produttività. Il formato ridotto dei filmati e la distribuzione algoritmica dei materiali diminuiscono la capacità di mantenere l’attenzione, promuovendo la fruizione veloce e la dispersione mentale. In modo particolare, i più giovani, maggiormente vulnerabili agli stimoli esterni, possono vedere danneggiata la loro abilità di concentrarsi su attività prolungate, come studiare o leggere.

Diverse ricerche indicano che l’utilizzo frequente di questa piattaforma potrebbe compromettere i processi cognitivi, con ripercussioni più marcate nei bambini e negli adolescenti, dove la fruizione rapida dei materiali può ostacolare lo sviluppo della capacità di attenzione prolungata.

La dipendenza dai social network e il benessere mentale

Il potenziale di dipendenza dell’applicazione deriva dalla natura imprevedibile delle gratificazioni che propone. Gli utilizzatori non possono mai sapere quando si imbatteranno in un filmato particolarmente coinvolgente, il che li motiva a continuare a scorrere. Questo meccanismo, analogo a quello della dipendenza da gioco d’azzardo, attiva un rilascio costante di dopamina.

L’utilizzo problematico di questa piattaforma è stato associato a sintomi di dipendenza da social network, tra cui:

  • alterazione dell’umore
  • preoccupazione eccessiva per l’applicazione
  • tolleranza (bisogno di trascorrere più tempo sull’app)
  • sintomi da astinenza in assenza di utilizzo
  • conflitto con altre attività quotidiane
  • ricadute dopo tentativi di interruzione

E sono ormai numerose le ricerche che evidenziano come l’utilizzo problematico di questa piattaforma sia collegato a livelli più elevati di ansia e depressione, specialmente tra i giovani. La continua ricerca di approvazione attraverso reazioni e commenti può aggravare questi disturbi.

Le piattaforme di clip brevi stanno trasformando il panorama delle interazioni sociali e della fruizione di contenuti, con effetti profondi e talvolta allarmanti sulle nostre capacità cognitive e relazionali, soprattutto per i nostri ragazzi. Se da una parte queste applicazioni possono stimolare creatività ed espressione personale, dall’altra rischiano di compromettere il pensiero critico. Il flusso continuo di materiali veloci e superficiali, infatti, tende a diminuire il tempo dedicato alla riflessione approfondita, favorendo una visione più superficiale delle idee e limitando la comprensione articolata.

Le interazioni digitali, caratterizzate da contenuti virali e meme, possono generare un’illusione di comunità globale, ma finiscono per svuotare le comunicazioni dirette di valore e profondità. Le persone si ritrovano a faticare con conversazioni reali più estese e articolate, perché ormai abituate a scambi veloci e frenetici che non richiedono un coinvolgimento profondo.

Come ristabilire una relazione equilibrata con queste piattaforme? Stabilire limiti temporali all’utilizzo dell’applicazione è una strategia fondamentale, ma altrettanto efficace è l’approccio dello “scrolling consapevole”. Creare ambienti senza tecnologia, come aree “libere da telefono” in casa, può rappresentare uno strumento valido per prevenire il rischio di dipendenza. Bilanciare il consumo di social network con attività offline – passioni, attività fisica, escursioni nella natura (in questo incoraggiamo i nostri ragazzi!) – è fondamentale per contrastare la dipendenza dalla validazione digitale. Inoltre, costruire un feed che nutra il proprio benessere mentale, evitando materiali che promuovano il confronto e l’inadeguatezza, potrebbe rappresentare una soluzione efficace per preservare la salute digitale e mentale.

Fonte: NeuroImage