Sopra l’America meridionale e l’Atlantico esiste un’area dove lo scudo magnetico del nostro pianeta risulta significativamente indebolito. Questa zona, denominata Anomalia del Sud Atlantico (SAA), secondo le ultime osservazioni dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), sta aumentando di dimensioni.
Le informazioni provengono dai tre satelliti della missione Swarm, operativi dal 2014 per monitorare il comportamento magnetico terrestre. I risultati evidenziano che questa regione vulnerabile si è ampliata di un’estensione equivalente a circa la metà del continente europeo, mentre una zona di intensità magnetica superiore sopra il Canada ha subito una contrazione e una sopra la Siberia si è ingrandita.
Chris Finlay, scienziato del Danmarks Tekniske Universitet e primo autore della ricerca apparsa su Physics of the Earth and Planetary Interiors, ha affermato:
Nel corso degli ultimi undici anni l’area debole dell’Atlantico meridionale ha proseguito la sua espansione. Avevamo ipotesi in tal senso, ma le nuove rilevazioni forniscono conferme definitive.
Che cosa rappresenta l’anomalia atlantica
Lo scudo magnetico del pianeta ha origine nel nucleo di ferro liquido situato a circa 2.900 chilometri di profondità e funziona come difesa naturale contro le particelle energetiche provenienti dal Sole. Questa protezione ci salvaguarda dalle radiazioni cosmiche e genera spettacoli naturali come le aurore polari.
Tuttavia, quando questa difesa diminuisce di intensità, le radiazioni possono penetrare con maggiore facilità. Gli abitanti della superficie non subiscono conseguenze dirette, ma per satelliti artificiali, strumenti spaziali e astronauti in orbita bassa l’impatto è rilevante.
Le radiazioni possono compromettere i sistemi elettronici, provocare anomalie operative e persino interruzioni temporanee delle funzioni. Gli astronauti che transitano attraverso questa zona ricevono quantità superiori di radiazioni, con un incremento del rischio di alterazioni genetiche o, su periodi prolungati, di sviluppare condizioni sanitarie correlate all’esposizione.
Le misurazioni
L’intensità dello scudo magnetico planetario oscilla tra 22.000 e 67.000 nanotesla (nT), mentre un magnete domestico standard raggiunge circa 10 milioni di nT. Nell’Anomalia del Sud Atlantico, l’intensità precipita al di sotto dei 26.000 nT. Attualmente, nel settore più vulnerabile, è stata registrata un’intensità di 22.094 nT, ovvero 336 nT inferiore rispetto al 2014.
- La regione indebolita si è allargata dell’1% rispetto alla superficie planetaria.
- La zona intensa sopra il Canada ha perso lo 0,65% di estensione, con una diminuzione di 801 nT.
- La zona intensa sopra la Siberia è aumentata dello 0,42%, registrando un incremento di 260 nT.
Secondo Finlay, questi cambiamenti erano inattesi e potrebbero essere legati ai flussi del metallo fuso nel nucleo terrestre, sebbene le ragioni esatte rimangano da chiarire.
Non si tratta di inversione polare, ma richiede monitoraggio
Lo scudo magnetico planetario ha subito inversioni polari numerose volte nel passato geologico, ma i ricercatori rassicurano che non è questo il fenomeno in atto, come precisa Finlay:
Dalla documentazione storica sappiamo che il magnetismo terrestre si è affievolito ripetutamente, manifestando aree vulnerabili simili alla SAA, senza tuttavia invertire la polarità.
Gli specialisti interpretano il fenomeno come un’oscillazione naturale che potrebbe protrarsi per decenni o anche secoli.
Strategie di preparazione
La questione cruciale riguarda le infrastrutture orbitali: satelliti, programmi di ricerca spaziale e la Stazione Spaziale Internazionale.
Per minimizzare i pericoli, le future generazioni di satelliti dovranno possedere maggiore resistenza alle radiazioni e i progettisti dovranno integrare l’espansione della SAA nella pianificazione delle traiettorie orbitali, come evidenzia Finlay:
Con l’espansione della zona vulnerabile, i satelliti saranno esposti su superfici progressivamente maggiori. Questo fattore deve essere integrato nella progettazione delle missioni future.
Anche Hagay Amit, geofisico dell’Università di Nantes, sottolinea che le rilevazioni della missione Swarm sono fondamentali per comprendere i processi profondi:
Soltanto rilevazioni costanti e accurate possono permetterci di decifrare i movimenti interni che producono il nostro magnetismo planetario.
