Nella regione del Delta del Nilo, l’antica Tanis continua a stupire il mondo archeologico. Stavolta non si tratta dei celebri tesori emersi durante gli scavi degli anni Quaranta, bensì di una scoperta che gli esperti hanno definito “la più significativa dal 1946”. È una di quelle rivelazioni che ti fanno riflettere su quante meraviglie rimangano ancora celate sotto la sabbia egiziana.
Un team congiunto franco-egiziano, coordinato dal professor Frédéric Payraudeau dell’Università della Sorbona, ha rinvenuto 225 figurine funerarie ushabti in condizioni eccezionali, rimaste sepolte per secoli nella sezione nord della sepoltura di Osorkon II. Queste piccole sculture, tutte contrassegnate dalla medesima iscrizione, hanno finalmente chiarito un interrogativo irrisolto da ottant’anni: chi fosse il sovrano deposto vicino a un sepolcro privo di identificazione.
Si trattava di Sheshonq III, uno dei regnanti più duraturi e rilevanti della ventiduesima dinastia. Un monarca rimasto nell’oblio, che oggi riaffiora grazie a un coro di 225 voci che ne proclamano il nome.
L’impatto delle figurine sulla ricostruzione storica dell’antico sito
Le figurine giacevano ancora nell’assetto originario, salvaguardate da depositi di sedimento che sembravano volerle preservare come un’eredità sospesa nel tempo. Al centro dell’ambiente funerario, un sepolcro in granito privo di scritte, scoperto in passato ma rimasto enigmatico fino ad ora. L’analisi comparativa tra gli ushabti e quel contenitore ha finalmente fornito la risposta: il titolare della sepoltura anonima era proprio Sheshonq III.
Questa scoperta, tuttavia, solleva ulteriori interrogativi e ipotesi interpretative. La prima: Sheshonq III fu effettivamente inumato nella tomba di Osorkon II, riutilizzando ambienti regali ormai non più osservati secondo i canoni tradizionali dell’Egitto delle grandi epoche. La seconda: le sue effigi e il suo sarcofago furono trasferiti successivamente in quel luogo, probabilmente per sottrarli ai saccheggiatori.
Gli specialisti evidenziano come questo arco temporale — il Terzo Periodo Intermedio — rappresenti una delle fasi più intricate e frammentarie della storia egizia. Le sepolture venivano riutilizzate, gli arredi funerari venivano spostati, le cerimonie si trasformavano pur conservando un’illusione di tradizione. Tanis, ancora una volta, si conferma un microcosmo dove l’Egitto ha saputo reinventarsi continuamente.
L’iniziativa in corso non si limita alla scoperta in sé: rappresenta un impegno prolungato e meticoloso, orientato anche alla salvaguardia di un’area vulnerabile. Gli archeologi stanno operando su molteplici livelli: contenimento della salinità che danneggia le strutture, installazione di protezioni, esame epigrafico delle scritte appena riportate alla luce, indagine tecnica sugli ushabti per determinare se furono realizzati contemporaneamente o in momenti diversi.
E mentre gli specialisti esaminano ogni particolare, Tanis si appresta a rivelare ulteriori narrazioni. Perché, nonostante il tempo trascorso, questo luogo sembra ancora custodire un tesoro inesauribile di vicende dimenticate.
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