Il software che diagnosticherà il cancro

software cervello

Thomas Lengauer e Christoph Bock, ricercatori del Max Planck Institute di informatica a Saarbrücken, avevano fissato un obiettivo davvero ambizioso per la loro ricerca. Si proponevano infatti di sviluppare un software da mettere a disposizione degli ospedali, per aiutare i medici nella diagnosi di una malattia le cui tragiche conseguenze colpiscono, purtroppo, moltissime persone e famiglie ogni anno: il cancro. I primi risultati sembrano suggerire, anche se la prudenza in questi casi è davvero d’obbligo, che gli scienziati sono sulla strada giusta.

Ma quali sono le informazioni trattate da Lengauer e Bock? Cosa può rendere in grado un computer, dotato di straordinaria capacità di calcolo ma necessariamente privo di qualsivoglia esperienza o contatto diretto con il paziente, di aiutare un medico, che ha dedicato la sua vita ad affinare le proprie capacità di diagnosi? Un’informazione di natura oggettiva. Soltanto questo può mettere un calcolatore in condizione di operare al meglio. Nel caso degli esseri umani, tale informazione si identifica sempre più spesso con il codice genetico, il DNA.

Anche in questo caso, è proprio il DNA dei pazienti a essere sottoposto a diverse e approfondite analisi automatizzate, per fornire una diagnosi. Si rileva infatti che diversi tipi di cancro alterano, nella fase iniziale della malattia, l’attività di alcuni geni. Il primo passo è quindi verificare se tali alterazioni risultino in una qualche forma prevedibili e associabili a un pattern riconoscibile.

Successivamente, è necessario sviluppare, sulla base di considerazioni di carattere matematico e statistico, algoritmi in grado di distinguere tali pattern, potendo quindi discriminare tra pazienti sani e pazienti che presentano segni che possono essere ricondotti alla malattia e dunque da sottoporre a esami più approfonditi. I primi test, orientati in particolar modo all’individuazione del glioblastoma maligno, tra le più comuni forme di tumore al cervello, hanno fornito buoni esiti, risultando d’aiuto ai medici. Proprio l’entusiasmo dimostrato dalla comunità medico-scientifica incoraggia la prosecuzione degli sforzi, che potrebbero portare a un forte sviluppo, anche in tempi relativamente brevi, di questo genere di ricerca.

Damiano Verda

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