Le stampanti 3D, tecnologia ormai nota, potrebbero aiutare l’impostazione di basi lunari, mediante l’utilizzo di suolo del nostro satellite. L’Esa sta valutando questa possibilità, in collaborazione con gli architetti di Foster+Partners. Le premesse sembrano valide.
Il rinomato studio internazionale di design ha messo a una struttura a cupola con una parete cellulare articolata in modo da essere protetta da micrometeoriti e radiazioni spaziali, e incorpora un gonfiabile a pressione per il riparo degli astronauti. Gli architetti hanno realizzato in particolare una conca scavata che ricorda le ossa degli uccelli, vuote, soluzione che offre una buona combinazione di resistenza e peso.
"Siamo normalmente abituati a progettare strutture per climi estremi sulla Terra, sfruttando materiali locali sostenibili - ha spiegato Xavier De Kestelier del Gruppo di Modeling di Foster+Partners - I nostri habitat lunari seguono una logica simile".
La stampante per il prototipo del progetto è stata fornita da Monolite, azienda britannica specializzata, che ha messo a disposizione D-Shape TM, in grado di stampare su una struttura di 6 metri. "Prima di tutto dobbiamo mescolare il materiale simulato lunare con ossido di magnesio -ha spiegato il fondatore di Monolite Enrico Dini- Questo si trasforma nella “carta” con la quale possiamo stampare”.
E l’inchiostro? È un composto salino, spiegano gli esperti, in grado di convertire i materiali in una roccia solida. Attualmente il processo di stampa produce 2 metri di struttura all’ora, ma sembra che con le stampanti di prossima generazione si potrà arrivare anche a 3,5 metri di costruzione nel medesimo tempo.
Se i prototipi dimostreranno la fattibilità del processo, la tecnologia potrebbe essere estesa anche ad altri pianeti, come Marte, e facilitare l’esplorazione dei suoli extraterrestri.
Roberta De Carolis
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Image credits: ESA/Foster+Partners