
Si muove ed è soprattutto in grado di riconosceregli oggetti che tocca. La mano bionica sperimentata a Roma su un paziente danese, funziona davvero. La mano artificiale è stata innestata sul braccio amputato dell'uomo ed è in grado di muoversi non solo rispondendo direttamente agli impulsi del cervello, ma anche di trasmettere sensazioni tattili.

Per la prima volta la biologia sintetica crea un vaccino. Si tratta di un vaccino anti-influenza aviaria prodotto in soli cinque giorni, contro i due o tre mesi attualmente necessari.

Biotech e neuroscienze: dai crostacei si potranno ricavare protesi biodegradabili. È l'intuizione di alcuni scienziati dell'Hannover Medical School che, insieme con gli studiosi dell'Università di Torino, hanno verificato che, grazie al guscio dei crostacei derivato dagli avanzi dell'industria alimentare, si potrebbero riparare le lesioni di carattere nervoso.

Le cellule staminali potranno essere usate senza distruggere l'embrione, mantenendo la loro struttura. Si deve agli scienziati svedesi del Karolinska Institutet e agli inglesi del Gurdon Institute di Cambridge una nuova tecnica in grado di estrarre il genoma dalle cellule staminali.

Il Dna umano sequenziato con mille dollari? Non più un’ipotesi, ma una realtà. La tecnologia, che rende accessibile a tutti l’analisi, è stata sviluppata da Illumina, una delle tre società leader in questo settore, che ha annunciato una serie di macchine, HiSeq X, capaci di realizzare questa impresa.

Walter Visigalli è il primo uomo al mondo ad avere una protesi di mano bionica.

Recentemente è cresciuta la speranza nelle persone che hanno perso l'uso dei loro arti che i vari istituti di ricerca riescano a sviluppare protesi che possano essere controllate con il pensiero. Finora, tutti i sistemi hanno permesso agli utenti di controllare un solo braccio nel compiere molte delle attività giornaliere. Tuttavia, questo non è ancora abbastanza.

Due anni fa, un uomo tetraplegico dimostrò come si possa controllare un braccio robotico con la mente. Ora, i ricercatori dell'Università di Pittsburgh credono la stessa tecnologia possa essere utilizzata anche da persone con lesioni non-spinali ma che limitano il movimento, come ad esempio da coloro che sono affetti da sclerosi multipla o da sclerosi laterale amiotrofica (SLA).