Una protesi fatta di Lego, un braccio che risponde ai segnali ed è personalizzabile. È l'idea realizzata dal designer colombiano Carlos Torres per aiutare i bambini che vivono con arti artificiali.
Tantissime le applicazioni dei Lego, dalle stampanti 3D all'acceleratore di particelle. Torres ha sviluppato IKO, il prototipo funzionante di una protesi che permette ai bambini di usare la loro immaginazione insieme alla famiglia, per costruire il proprio braccio e modificarlo giocando.
Come funziona? L'interfaccia ospita una batteria, una unità di elaborazione e una coppia di sensori mioelettrici che seguono il movimento e lo convertono in un segnale. Una componente muscolare separata riceve poi questi segnali e, grazie a un piccolo motore e ai connettori Lego, li porta fino alle estremità.
Il designer sta usando i piccoli blocchi di plastica per migliorare la fiducia dei bambini che vivono con arti artificiali. L'idea è che i piccoli possano modificare l'arto a proprio piacimento.
Le persone con amputazioni sono tantissime nella patria di Torres, dove la guerra civile ha provocato il caos e l'enorme accumulo di mine nel corso dell'ultimo mezzo secolo. Sebbene le ONG abbiano prodotto protesi per i bambini per più di 30 anni, Torres crede che aggiungere un po' di sano divertimento, lasciando spazio alla creatività, possa essere molto d'aiuto nella riabilitazione ma anche nel superare il trauma legato a questi eventi.
Per giungere al progetto definitivo del sistema protesico IKO, Torres ha condotto una ricerca globale con interviste in Colombia rivolte a ortopedici, psicologi e terapisti occupazionali.
Torres è poi volato al Future Lab di Lego in Danimarca, il laboratorio di ricerca e sviluppo della società. Qui ha formulato un progetto per portare le sue idee nella vita reale.
“Durante il periodo di lavoro nel laboratorio Lego futuro mi sono reso conto che si può praticamente costruire tutto quello che si vuole coi Lego”, spiega a Gizmag. “Ma la caratteristica chiave del sistema per me, è che le serie Lego si possono realizzare con gli amici e la famiglia. Un risvolto sociale che mi ha fatto pensare alle più grandi sfide che i bambini con disabilità devono affrontare”.
Il risultato è un arto artificiale in cui i piccoli possono smontare le pinze robotiche e sostituirle con altri giochi ogni volta che ne hanno voglia.
Torres è volato a Bogotà per testare il progetto su un bambino colombiano di otto anni di nome Dario, privo del braccio destro a causa di una malformazione congenita. Eccolo nel video:
Secondo il designer, il test ha superato le sue aspettative e sta iniziando il processo di sviluppo di un prodotto commerciale disponibile tra dicembre 2016 e la metà del 2017.
Francesca Mancuso
Foto: Uid
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