Selfie, ovvero sua maestà l'autoscatto. Vecchia da secoli, da che fotografia esiste, la meravigliosa tecnica dell'autoscatto è ormai entrata nelle pratiche quotidiane di chiunque abbia uno smartphone. Da soli o in compagnia, tutti – anche i gatti – siamo incappati nella magica rete del selfie, che si abbiano 15 anni o 40, che ci si chiami Barack Obama o si sia dei perfetti sconosciuti.
Il passo successivo al clic, poi, è quasi d'obbligo: pubblicare il selfie su Facebook o Instagram, su Twitter o Snapchat o qualsiasi altro social media ci consenta di mostrarci in tutto il nostro splendore. O non proprio.
Già, perché questa pratica, diventata compulsiva soprattutto tra i più giovani, rischia di cambiare il modo con cui le persone si vedono. Il che vuol dire che il selfie potrebbe alterare la visione del sé facendo aumentare i complessi relativi all'aspetto fisico.
È quanto emerge da un'indagine condotta dagli esperti dell'American Academy of facial plastic and reconstructive surgery (AAFPRS) che attribuiscono alla mania dell'autoscatto la responsabilità di un aumento delle richieste di ritocchi per piccole zone del volto.
Lo studio si è svolto su un gruppo selezionato di 2.700 membri dell'organizzazione per scoprire le ultime tendenze in chirurgia plastica facciale e ha rivelato che uno su tre dei chirurghi plastici facciali intervistati ha visto un incremento delle richieste per le procedure da parte di pazienti che volevano essere più attraenti sui social media.
Gli specialisti, infatti, registrano in un anno un aumento del 10% delle richieste di ritocchi per piccole zone del volto, soprattutto da parte dei giovani di età inferiore ai 30 anni, maschi e femmine: la rinoplastica è aumentata del 10%, il trapianto dei capelli del 7% e il lifting delle palpebre del 6 % nell'ultimo anno.
Ma perché accade? "I social network hanno creato nuovi complessi estetici e un occhio molto più severo verso la propria immagine perché chi usa tali mezzi ritiene che il primo impatto visivo sia fondamentale per fare amicizia, intraprendere relazioni romantiche o per motivi professionali", dice Edward Farrior, presidente dell'accademia.
Ma c'è di più. Tra questi (effimeri) motivi, c'è da inserire anche il triste fenomeno del bullismo: molti dei chirurghi intervistati riportano casi di bambini e di adolescenti che si sono sottoposti a chirurgia plastica perché vittime di bullismo (69%) o per evitare di esserlo (31%).
Non si può negare che i social media giochino un ruolo particolarmente influente sulla vita degli adolescenti e sulla loro autostima, ma da qui a sottoporsi a interventi di chirurgia plastica un po' ce ne vuole. Infondere un po' di fiducia ai nostri ragazzi tramite una buona dose di autoironia non sarebbe la carta vincente per il loro (reale) futuro?
Germana Carillo
LEGGI anche:
- Facebook: il rifiuto sul web, come nella vita reale, minaccia l'autostima