I rapporti d'amore, si sa, sono complessi e ricchi di sfumature. Ma un nuovo studio realizzato presso la Complutense University in Spagna ha individuato una serie di variabili matematiche che sembrano prevedere se alcuni matrimoni saranno felici e duraturi ed altri un fallimento.
La formula si basa sul cosiddetto “secondo principio della termodinamica per i rapporti sentimentali”. In fisica, il secondo principio della termodinamica afferma che in un sistema energetico chiuso, l'entropia tende a salire nel tempo, finché l'equilibrio non viene raggiunto. Applicata alla relazioni amorose, tale legge opera con un principio simile: le relazioni tendono a peggiorare nel tempo, a meno che non venga prodotto costantemente uno sforzo per sostenerle.
In altre parole, l'amore non è sufficiente. I rapporti richiedono impegno. E, secondo gli studiosi spagnoli, possono seguire traiettorie prevedibili quando i livelli di sforzo possano essere adeguatamente quantificati.
Considerando che la fase iniziale dei rapporti sentimentali sembra essere controllata da processi chimici, la questione di mantenere saldo un rapporto sentimentale appartiene più al settore delle decisioni razionali. Il fenomeno della fine dei matrimoni è considerato epidemico negli Stati Uniti dove una coppia su due finisce per divorziare. Il tasso medio europeo non è molto diverso. E i dati sulle coppie di fatto raccontano una storia ancora peggiore di rotture sentimentali.
In considerazione dell'ubiquità del fenomeno, gli scienziati hanno pensato di guardare oltre i difetti specifici nelle relazioni e cercare, invece, un meccanismo di base sottostante e deterministico. Sulla base dei dati sociologici, hanno così proposto un modello matematico, basato sulla seconda legge della termodinamica applicata alle relazioni.
È un dato certo che una relazione sentimentale si deteriora a meno che non venga alimentata con nuova 'energia'. Questo fatto generalmente accettato, ha permesso loro di modellare le relazioni sentimentali analizzandole con un nuovo approccio matematico. Ma José-Manuel Rey, a capo dello studio, non si occupa dei matrimoni falliti a causa della giovane età o delle divergenze culturali e caratteriali. La formula è più ambiziosa e va oltre. Rey ha tentato di prevedere perché il divorzio accade tra matrimoni apparentemente stabili, in cui entrambi i partner sono simili sotto il profilo emozionale.
Lo scopo della formula così descritta è quello di affrontare una preoccupazione onnipresente nella maggior parte delle società occidentali: l'alto tasso di divorzio.
Ma la buona notizia per i consulenti matrimoniali è che è improbabile che la matematica possa sostituirli. La ricerca, sebbene sia affascinante, ha ancora molti elementi da valutare. Il metodo offre però un quadro più chiaro ai sociologi.
Lo studio è stato pubblicato su PlosOne.
Francesca Mancuso
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