Da vaga ipotesi fantascientifica, buona semmai per ispirare l’immaginazione di scrittori o registi cinematografici, negli ultimi anni la ricerca sulla lettura del pensiero ha fatto passi da gigante. I recenti esperimenti dei ricercatori dell’Università di Berkeley, diretti dal neuro-scienziato Jack Gallant, provano infatti che è possibile registrare gli stimoli visivi a cui è sottoposto il nostro cervello: arrivando un giorno a decodificare sogni, ricordi o pensieri astratti.
Gli studi sull’attività cerebrale non sono certo una novità. Le funzioni della prima corteccia celebrare visiva, chiamata anche V1, furono scoperte all’inizio del XX secolo, quando ci si accorse che la parziale cecità riscontrata da alcuni soldati era da correlare alle ferite di proiettile riportate alla parte posteriore della testa. Successivi esperimenti sui roditori dimostrarono che l’aspetto degli oggetti che vediamo è replicato nella corteccia V1. Fu però negli anni ’90 che gli scienziati riuscirono a localizzare in maniera non invasiva queste rappresentazioni negli esseri umani.
Adesso, come registrare ciò che i nostri occhi vedono e il nostro cervello percepisce? La decodifica neurale (più banalmente, lettura del pensiero) avviene in più fasi. Prima di tutto uno scanner cerebrale registra i flussi sanguigni nel cervello di una persona a cui intanto viene mostrata una lunga serie di immagini. In un secondo momento un computer analizza l’attività del cervello davanti a ogni singola immagine, confrontando le reazioni cerebrali a dettagli come la forma e il colore delle immagini. Infine il computer stabilisce un modello che può poi utilizzare per identificare e ricostruire quasi ogni oggetto che la persona vede senza prima analizzare l’oggetto.
Quali possono essere le applicazioni delle macchine di decodifica neurale? Aiutare i medici nello studio di pazienti con disturbi cognitivi, allucinazioni o stress post-traumatici. Oppure esplorare la memoria dei sospettati giudiziari, determinando così la veridicità delle loro testimonianze.
E c’è persino chi guarda con preoccupazione gli sviluppi di queste ricerche, temendo che in futuro possano portare a gravi abusi praticati da pericoli spioni.
Riccardo Moretti