La crisi c’è, e pesa anche su Marte. La Nasa ha infatti deciso di non voler più collaborare con l’Esa, l’agenzia spaziale europea, al programma ExoMars, la straordinaria missione di sbarco automatico che si materializzerà il prossimo agosto sul pianeta rosso, e che vede la partecipazione della compagnia russa Roskosmos.
L’abbandono, a quanto sembra, si traduce in rigore di bilancio per gli Stati Uniti, che molto probabilmente investiranno i dollari risparmiati nel nuovo e costosissimo telescopio spaziale Webb.
La notizia, tuttavia, a oggi è solo una mera indiscrezione, anche se secondo la prestigiosa rivista americana Science l’annuncio del ritiro dal progetto sarà reso ufficiale solo dopo la presentazione del budget 2013 dell’Agenzia Usa al presidente Obama.
Già lo scorso anno i funzionari della Nasa avevano lasciato intendere che non sarebbero riusciti a soddisfare gli impegni assunti in ExoMars, proprio in seguito ai tagli anti-default adottati dal governo federale.
Lo stesso Rolf De Groot dell’Esa ha chiarito che i colloqui tra le tre agenzie “erano cominciati agli inizi di novembre” con i migliori propositi, ma “in un incontro successivo” Washington aveva dapprima fatto un passo indietro sulla sua partecipazione al programma.
Allo stato attuale l’intera quota americana potrebbe quindi passare presto in mano russa. Le prime voci riferiscono che l’Esa è già in trattativa con i tecnici di Roskosmos al fine di arrivare alla sottoscrizione di un accordo. Mosca, in tal senso, si prenderebbe la rivincita dopo l’ingloriosa conclusione della missione Phobos-Grunt.
Le previsioni di ExoMars, comunque, restano invariate: su Marte verrà inviata una sonda in orbita nel 2016 per valutare la presenza di metano e di altri gas, seguita dallo sbarco, due anni più tardi, di Curiosity, il rover robotizzato grande come un Suv capace di trivellare il suolo alla profondità di circa due metri.
Per la missione la Nasa avrebbe dovuto fornire strumenti e sistemi di comunicazione, parti della sonda orbitale e una consistente parte del rover, assieme al razzo. Dal canto loro, i russi, oltre agli strumenti per l’orbiter avrebbero fornito due razzi Proton. Ma forse l’abbandono americano li spingerà ad intensificare il proprio apporto, visto che sul fronte dell’esplorazione interplanetaria il Cremlino ha ancora molto da imparare, soprattutto quando vuole proiettarsi su Marte.
Del resto, rilanciarsi, nel cosmo, significherebbe aprire nuove prospettive di crescita e convincere la comunità internazionale che Mosca, in un modo o nell’altro, rappresenta il futuro.
AR