La luce che proviene da galassie molto lontane è troppo debole per essere analizzata, ma se si usano i lampi gamma come sonda lo studio si può fare. Lo dicono gli astronomi di un team internazionale guidato dall’Istituto Max Planck per la Fisica Extraterrestre (Germania), i quali sono riusciti a scoprire due galassie nell'Universo giovane che possiedono elementi chimici più pesanti rispetto al Sole, e a fare previsioni sulla loro prossima fusione, usando in particolare il lampo che hanno siglato Grb 090323. Il gruppo di ricerca ha usato il telescopio Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso (European Southern Observatory) per le analisi.
I lampi gamma (Grb) sono intensi lampi di raggi gamma che possono durare da pochi millisecondi a diverse decine di minuti. Queste potenti esplosioni costituiscono il fenomeno più energetico finora osservato nell’Universo. Tutto sommato, nonostante la loro elevata energia, sono fenomeni abbastanza frequenti (all’incirca uno al giorno), e avvengono in direzioni del tutto casuali ed imprevedibili. I Grb sono eventi cosmologici situati in galassie esterne alla Via Lattea e talvolta molto lontane.
I raggi gamma a loro volta sono emissioni luminose estremamente penetranti ed energetiche, molto di più dei raggi ultravioletti. Proprio per questo motivo i loro lampi riescono ad essere captati dalle sonde inviate nello spazio, anche se provengono da fonti estremamente distanti, caso in cui i lampi sono state emessi molto tempo prima dell’osservazione effettuata con il telescopio. Nel caso delle galassie oggetto di questo studio, si parla di 12 miliardi di anni fa.
Una tale asincronia tra analisi e tempo di emissione non fa tuttavia perdere di valore lo studio. A questo proposito spiega Sandra Savaglio (Max-Planck Institute for Extraterrestrial Physics, Garching, Germania), primo autore della ricerca: “È stata una sorpresa scoprire che il gas freddo di queste due galassie dell’Universo primordiale avesse una composizione chimica così strana. Queste galassie hanno più elementi pesanti di quanto non sia mai stato visto in una galassia in un tempo così lontano nell’evoluzione dell’Universo. Non ci aspettavamo che questo fosse così maturo, così evoluto chimicamente, così presto”.
La determinazione degli elementi chimici costituenti è possibile perché ognuno di essi emette una particolare radiazione luminosa, quindi la luce proveniente da un corpo celeste ne costituisce un’impronta digitale, dove, come in un codice a barre, ad ogni riga corrisponde un elemento chimico.
“Siamo stati molto fortunati a osservare la galassia quando Grb 090323 era ancora sufficientemente brillante, in modo tale che fosse possibile ottenere osservazioni spettacolarmente dettagliate con il Vlt -conclude la dott.ssa Savaglio- I lampi gamma infatti rimangono brillanti solo per un breve periodo, e ottenere dati di buona qualità è molto difficile. Noi ci auguriamo di osservare nuovamente queste galassie in futuro, quando avremo strumenti molto più sensibili”.
Roberta De carolis