Come nascono i ricordi? Mistero svelato grazie all'RNA

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Il primo giorno di scuola, il primo bacio, una carezza particolarmente importante, quella sera con gli amici. In altre parole ricordi, belli, brutti, d’amore, odore, quel colore. Ma qual è la sostanza di un ricordo? Come si fissa nella memoria? Cos’è e come si forma? Uno degli atavici misteri del cervello sta per essere svelato.

In due studi pubblicati sulla rivista Science i ricercatori dell'Albert Einstein College of Medicine (Yeshiva University) hanno utilizzato le più avanzate tecniche di imaging per indagare – nello spettro visibile – e immortalare il procedimento di formazione dei ricordi nel cervello. Fino ad ora il grosso ostacolo all’osservazione di questi processi è sempre stata l'estrema sensibilità dei neuroni alle “perturbazioni”.

Per osservare così intimamente il neurone senza perturbarlo, influenzarlo o danneggiarlo, gli scienziati hanno sviluppato un modello nel quale le molecole di RNA messagero (mRNA) sono state “colorate” con un reagente fluorescente.

L'mRna è un tipo particolare di RNA che copia l'informazione genetica del DNA e la traduce in proteine, per rendere così possibile la riproduzione del genoma nelle cellule, e che codifica, in particolare, la proteina beta-actina.

I ricercatori spiegano come hanno stimolato neuroni provenienti dall'ippocampo di un topo, dove nascono e vengono conservati i ricordi, e poi osservato molecole di mRNA codificanti per la beta-actina e fluorescenti mentre nascevano in neuroni e viaggiavano all'interno dei dendriti, le caratteristiche proiezioni a rami dei neuroni.

I ricercatori spiegano che “l'mRNA nei neuroni viene regolato attraverso un processo nuovo descritto come mascheramento e smascheramento, che permette alla proteina beta-actina di essere sintetizzata in momenti specifici ed specifiche quantità”. E aggiungono: “L'osservazione che i neuroni attivano selettivamente la sintesi di una proteina, e poi la spengono, si inquadra perfettamente nel nostro attuale modello su come pensiamo che funzionano i ricordi e la memoria. Frequenti simulazioni dei neuroni portano ad un rilascio frequente e controllato del mRNA, portando così ad un accumulo della proteina beta-actina, precisamente dove serve maggiormente, per rinforzare una certa sinapsi.”.

Il prossimo passo dovrebbe essere lo studio del comportamento del mRNA su un cervello vivo di topo. Trovandosi, però, l’ippocampo inserito profondamente all’interno dellìencefalo i ricercatori dovranno sviluppare un metodo per “taggare” le molecole con proteine fluorescenti nello spettro infrarosso per osservarle attraverso i tessuti, con l'utilizzo di tecniche meno invasive.

Il nostro cervello, ahinoi, ha sempre meno segreti.

Andrea Pallini

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