Metodo Stamina: per il Ministero mancano i requisiti per la sperimentazione

Metodo Stamina Gallo

Il Metodo Stamina non ha i requisiti per la sperimentazione. Con queste parole ieri il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha liquidato la tecnica di Davide Vannoni, basata sulle cellule staminali.

Dopo una serie ininterrotta di via libera, stop e rinvii, e dopo la nomina di un Comitato Scientifico che avrebbe dovuto valutare il Metodo, ieri è arrivato il No definitivo, dopo che a fine settembre l'Avvocatura generale dello Stato aveva inviato al Ministero il parere sugli esiti del procedimento di sperimentazione con le cellule staminali mesenchimali.

Questa è una conferenza che non avrei mai voluto fare; mi sarebbe piaciuto molto che questa vicenda avesse avuto un epilogo diverso, ma il metodo Stamina non ha i requisiti per la sperimentazione”, ha detto Beatrice Lorenzin nel corso della conferenza stampa di ieri, in cui ha comunicato il blocco della sperimentazione delle cellule staminali mesenchimali, a seguito dei pareri del Comitato scientifico e dell’avvocatura di Stato. “Spero che ci sia rispetto del rigore e della serietà con i quali tante persone hanno lavorato sulla possibilità di queste sperimentazioni senza alcun pregiudizio. Ringrazio il Parlamento per l’attenzione che ha posto su questa vicenda, in primo luogo umana, ma dobbiamo avere rispetto del metodo scientifico, che si pone sempre a tutela della salute delle persone”.

Non si è fatta attendere la risposta di Davide Vannoni, padre del metodo Stamina: “Se questa è la via per fare in modo che tali "esperti" tornino a fare il loro mestiere di commercianti, avvocati e medici, invece, di scrivere assurdità biologiche, convinti che nessuno le possa scoprire, allora veramente grazie ministro Lorenzin. Spero che la sua ordinanza trovi immediatamente riscontro nel parlamento e che all'unanimità voti per annullare subito questa farsa da tre milioni di euro.

Questi i punti evidenziati dal Ministero della Salute:

a) la “inadeguata descrizione del metodo”, mancando una descrizione del differenziamento neurale delle cellule;

b) la “insufficiente definizione del prodotto” sia perché le cellule da iniettare non sono definite in maniera corretta, sia perché non viene presentato alcun saggio funzionale che ne dimostri le proprietà biologiche; in difetto di questa adeguata caratterizzazione e dei pochi controlli di qualità, vi è un problema sia di efficacia del trattamento, per la difficoltà di riprodurre il metodo, sia di sicurezza;

c) i “potenziali rischi ” per i pazienti, in specie per quanto concerne l’utilizzazione di cellule allogeniche, per la mancanza di un piano di identificazione, screening e testing dei donatori, con conseguente esclusione della verifica del rischio di malattie e agenti trasmissibili (HIV1, HIV2, HBC, HCV, ecc.);

d) altri rischi di fenomeni di sensibilizzazione anche gravi (ad esempio encefalomielite) sono dovuti anche al fatto che il protocollo prevede somministrazioni ripetute; non essendo prevista la filtrazione delle sospensioni ottenute dal materiale di partenza (carota ossea), vi è anche il rischio di iniezione di materiale osseo a livello del sistema nervoso.

A breve consegneremo i risultati ottenuti dai pazienti di Brescia, quei risultati che a lei non interessano, risultati di quei fantasmi che, purtroppo per lei, sono ancora vivi, migliorano e non hanno effetti collaterali. Faccia l'unica cosa utile che le rimane in questa vicenda, metta in condizioni l'ospedale di Brescia di ottemperare all'ordine dei giudici per curare le persone in lista di attesa. Se non le è di disturbo, nomini una commissione di esperti che spieghino a lei e tutti noi come mai un ospedale che fa 79000 prestazioni l'anno si blocchi per farne altre 240 di tipo ambulatoriale nell'arco di un intero anno. Credo che i risultati di questa sua nuova ricerca potrebbero essere davvero illuminanti, a meno che lei non li conosca già”, ribadisce Vannoni.

Francesca Mancuso

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