Le cellule cerebrali possono sopravvivere almeno due volte più a lungo degli organismi in cui risiedono. È quanto attesta una nuova ricerca pubblicata il 25 febbraio scorso sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences.
Lo studio ha scoperto che i neuroni dei topi, o le loro cellule cerebrali, se impiantati in ratti in età avanzata, sono in grado di sopravvivere il doppio della durata media della vita dei topi originali. I risultati si rivelano, dunque, una buona notizia per l'estensione della vita dei soggetti a rischio. "Stiamo lentamente ma continuamente tentando di prolungare la vita delle persone", dichiara il dottor Lorenzo Magrassi, neurochirurgo presso l'Università di Pavia. Quindi, se la durata della vita umana potesse essere allungata fino a raggiungere i 160 anni, "allora non si perderanno i neuroni, perché questi non hanno una durata fissa". Mentre la maggior parte delle cellule del corpo umano vengono costantemente sostituite, gli esseri umani nascono con quasi tutti i neuroni che avranno per l'intero arco della propria esistenza.
Magrassi e i suoi colleghi hanno cercato di comprendere se i neuroni sono in grado di sopravvivere negli organismi in cui vivono, salvo malattie degenerative come l'Alzheimer. Per farlo, i ricercatori hanno preso i neuroni di alcuni topi e li hanno impiantati nel cervello di circa 60 feti di ratto. Il team ha poi lasciato che i topi vivessero la propria vita. E solo quando l'aspettativa di vita dei ratti si riduceva ad un periodo di tempo di due giorni, è stato controllato il loro cervello. È stato dunque provato che, se la durata della vita dei topi era di circa 18 mesi, i ratti dell'esperimento erano riusciti a vivere due volte più a lungo.
I ratti sono stati quindi esaminati e non si sono riscontrate anomalie. Non presentavano, insomma, alcun segno di problemi neurologici al termine della loro vita. È, non da ultimo, i neuroni che sono stati trapiantati nei topi erano ancora vivi quando questi erano morti. Ciò significa che è possibile che le cellule avrebbero potuto sopravvivere anche più a lungo se fossero stati trapiantati in altre specie.
I risultati suggeriscono che le nostre cellule cerebrali non si esauriranno prima che i nostri corpi deperiranno. "Pensiamo a che cosa terribile potrebbe essere se si sopravvivesse al proprio cervello", ha affermato Magrassi. Sebbene la scoperta sia stata fatta nei ratti e non negli esseri umani, i risultati potrebbero avere implicazioni anche per i trapianti neuronali per la possibilità di poter essere effettuati nelle malattie degenerative come il morbo di Alzheimer o il morbo di Parkinson.
Ma proprio perché le cellule cerebrali sono in grado di vivere a un tempo indeterminato, non significa che gli esseri umani possano vivere per sempre. L'invecchiamento dipende dalla durata della vita di tutte le singole parti del corpo e gli scienziati ancora non capiscono esattamente cosa effettivamente porti le persone ad invecchiare di età.
Federica Vitale
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