È possibile tornare giovani andando indietro nel tempo? È quello che ha fatto un nuovo studio realizzato presso la University of California di Berkeley, dove un team di ricercatori è riuscito a far tornare indietro l'orologio molecolare di alcuni topi immettendo nel loro sangue alcune cellule staminali e attivando in essi una sorta di gene della longevità.
Sebbene sia presto per dire che la stessa tecnica potrebbe funzionare anche sull'uomo, è già un passo avanti, una vera e propria conquista. I biologi americani hanno studiato in particolare le cellule staminali del sangue, scelte per la loro capacità di ricostruire il sistema sanguigno. Hanno così scoperto che il gene SIRT3 ha un ruolo importante nel contribuire all'invecchiamento delle cellule staminali del sangue. Così, hanno indotto le cellule staminali del sangue di alcuni topi vecchi a produrre più SIRT3, proteina della classe delle sirtuine inserendo nelle cellule staminali del sangue dei topi un trattamento potenziato.
Per misurare gli effetti dell'invecchiamento, i ricercatori hanno studiato la funzione delle cellule staminali adulte, responsabili del mantenimento e della riparazione dei tessuti, una funzione che si perde con l'età. Si sono concentrati poi sulle cellule staminali del sangue, in gradi di ricostruire completamente il sistema sanguigno, la capacità che sottende al successo del trapianto di midollo osseo.
Cosa c'è dietro la differenza di età? Sembra che nelle cellule giovani, le cellule staminali funzionano bene e hanno livelli relativamente bassi di stress ossidativo. Spiegano gli esperti che in giovane età le normali difese del corpo possono facilmente affrontare i bassi livelli di stress. “Quando si invecchia, il nostro sistema non funziona bene, e si generano più stress ossidativo che non è facile da rimuovere”. E si invecchia.
“Sappiamo già che le sirtuine regolano l'invecchiamento, ma il nostro studio è in realtà il primo che dimostra che esse sono in grado di invertire l'invecchiamento associato alla degenerazione, e penso che ciò sia molto emozionante”, ha detto il ricercatore principale Danica Chen, dell'UC Berkeley. "Questo apre la porta a potenziali trattamenti per le malattie degenerative legate all'età."
Chen ha osservato che negli ultimi 10 o 20 anni, ci sono stati progressi nella comprensione dell'invecchiamento da parte della scienza. Invece di un incontrollato processo casuale, l'invecchiamento è ormai considerato altamente regolamentato, aprendolo a possibili manipolazioni.
Che ciò sia più o meno corretto dal punto di vista etico, è un altro discorso.
Francesca Mancuso
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