Autismo. Sarà possibile predirlo attraverso il brain imaging già all'età di sei mesi. È l'obiettivo dei ricercatori dell'University of North Carolina Chapel Hill, che attraverso uno studio hanno dimostrato che è possibile conoscere i cambiamenti che avvengono nel cervello dei neonati.

Secondo lo studio, finanziato dal National Institutes of Health, l'autismo non appare improvvisamente nei bambini piccoli, ma si sviluppa nel tempo durante l'infanzia. Ciò significa che riconoscendo per tempo i “sintomi” è possibile tentare di “interrompere questo processo con un intervento mirato”.

I ricercatori hanno seguito 92 bambini considerati ad alto rischio di sviluppare l'autismo perché avevano fratelli più grandi già affetti da tale disturbo. Usando scansioni di imaging cerebrale, gli scienziati hanno misurato lo sviluppo nei bambini dei tratti di sostanza bianca, ossia i percorsi che collegano le regioni del cervello. Hanno così trovato delle differenze significative in 12 dei 15 percorsi esaminati. Inoltre, i bambini che successivamente hanno sviluppato disturbi dello spettro autistico (30 per cento del gruppo) avevano mostrato elevate quantità di sostanza bianca già a 6 mesi di età, seguiti da cambiamenti più lenti nel tempo. E quelli di 24 mesi, avevano misure inferiori rispetto ai bambini senza autismo.

"Questa prova, che implica percorsi multipli di fibre, suggerisce che l'autismo è un fenomeno che coinvolge l'intero cervello, non isolato ad alcune particolari regioni” ha spiegato Jason J. Wolff, autore principale dello studio presso il Carolina Institute for Developmental Disabilities. "E 'una scoperta promettente, il primo grande passo verso lo sviluppo di un biomarker che aiuti a migliorare la nostra attuale capacità di diagnosticare l'autismo."

A supportare lo studio sono stati anche l'Autism Speaks e la Simons Foundation Autism Research Initiative.

I risultati sono stati pubblicati dall'American Journal of Psychiatry.

Francesca Mancuso