Cellulari: quali sono veramente i rischi per la salute?

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Di tanto in tanto il tema riaffiora, più emblematico e scottante che mai: quel telefono cellulare che portiamo sempre addosso, minaccia davvero la nostra salute? E se si, fino a che punto?

Negli ultimi giorni queste domande circolano nuovamente con una certa frequenza, anche sotto la spinta dell’ultimo servizio di Report intitolato L’Onda Lunga e dedicato appunto ai rischi reali connessi con gli strumenti della telefonia mobile, sempre più diffusi e potenti.

Al di là delle questioni peccaminose che coinvolgono i produttori di cellulari e li vedono creare società fantasma per finanziare una ricerca di cui non ci è dato conoscere gli effettivi risultati, la questione salute resta in primo piano e il confronto diretto con chi, concretamente, ha condotto le ricerche in questione, scopre risvolti terrificanti.

Siamo nel 1993: il Dott. Henry Lay dell'Università di Seattle svolge alcuni test su piccoli topi di laboratorio, tenendoli esposti alle onde dei telefonini per qualche ora. Scopre così nelle sue cavie che il DNA risulta interrotto; una condizione che normalmente predispone l’inizio di un cancro o altre patologie gravi.

Qualche anno dopo, il ricercatore Jerry Philips conduce lo stesso esperimento su un DNA umano, ottenendo i medesimi, terrificanti risultati. Per una serie di conflitti d’interesse la notizia non esplode e la telefonia si diffonde indisturbata mentre ai consumatori si propinano i risultati di altri test effettuati, anziché sul tessuto cerebrale, su un particolare gel assolutamente non attendibile. E si stabilisce che l’uso costante del cellulare ha un livello di pericolosità 2B, che equivale sostanzialmente alla dose media di caffeina quotidiana.

Durante lo scorso mese di Maggio, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha per la prima volta in assoluto preso in considerazione il problema dei campi elettromagnetici generati intorno a noi da telefoni, sistemi wireless e altri dispositivi, riscontrando una serie di preoccupanti rischi cancerogeni legati all’esposizione costante specialmente sul lungo termine, e in particolare sui bambini.

Mentre tutti questi pericoli di ogni giorno ruotano indisturbati attorno alle nostre azioni quotidiane, taciuti da giornali e media in generale, le grandi case produttrici si tutelano producendo manuali d’istruzione che invitano ad aumentare la distanza fra noi e i loro prodotti, manuali che solitamente neanche sfogliamo.

E nel frattempo, l’entità reale del rischio resta sconosciuta. Non ci resta che adottare il saggio metodo della precauzione, trattando con diffidenza quel gioiellino tecnologico che si, ci avrà anche cambiato la vita in meglio, ma a un prezzo che con la giusta dose di consapevolezza forse non saremmo disposti a pagare.

Annalisa Di Branco

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