Cellule embrionali: le nuove tecniche della clonazione

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Clonazione sì, e con le cellule staminali embrionali personalizzate. È quanto è stato annunciato dai ricercatori del New York Stem Cell Foundation Laboratory. La notizia, resa nota lo scorso 5 ottobre su Nature, al di là delle implicazioni puramente etiche, dovrebbe essere accolta come un grande passo avanti, soprattutto nel trattamento di patologie invalidanti come il morbo di Alzheimer, il Parkinson e il diabete.

Grazie alla nuova tecnica messa a punto dallo scienziato Dieter Egli e dai colleghi, ci sarebbe un passo avanti rispetto alla clonazione della pecora Dolly, per intenderci, ossia una procedura più affinata poiché il materiale genetico prelevato da una cellula adulta della pelle verrebbe innestato all'interno di un ovocita umano, non eliminando, e qui sta la differenza rispetto al passato, i geni contenuti nella cellula uovo.

In questo modo, secondo i ricercatori, conservando il materiale genetico dell'ovulo è possibile ottenere un embrione formato anche da 100 cellule. In ultima istanza, infine, le cellule potrebbero essere trapiantate per sostituire le cellule danneggiate o malate senza alcun rischio di rigetto da parte del sistema immunitario del paziente.

"Le cellule specializzate di un corpo umano adulto hanno la capacità di rigenerare anni mancanti o insufficienti, o cellule danneggiate da malattie provocate da tanti fattori", ha spiegato Dieter Egli, principale autore dello studio presso il NYSCF. "Se possiamo puntare a riprogrammare le cellule ad uno stato pluripotente, esse possono dare origine al tipo di cellula interessata dalla malattia, e dunque fornire un grande potenziale per trattarla efficacemente e curarla”.

Continua Egli: “In questo studio, durato tre anni, siamo riusciti a riprogrammare le cellule della pelle in uno stato di pluripotenza. La nostra speranza è che possiamo superare alla fine gli ostacoli rimanenti e utilizzare specifiche cellule staminali per ogni paziente”.

L'obiettivo finale di questo studio è quello di salvare e migliorare la vita di molte persone, di trovare migliori trattamenti e, infine, di curare il diabete, l'Alzheimer, il Parkinson e altre malattie debilitanti, che affliggono milioni di persone negli Stati Uniti e nel mondo", ha commentato il CEO di NYSCF, Susan L. Solomon. "Questa ricerca ci avvicina ancora di più alla creazione di nuove cellule sane per i pazienti, da sostituire con le loro cellule danneggiate”.

Francesca Mancuso

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