Sonno: se frammentato danneggia la memoria e la concentrazione

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Dormire bene e senza interruzioni, oltre a favorire la nostra salute, aiuta anche la nostra memoria. Ancora uno studio dimostra l'importanza che un corretto riposo notturno ha sulla nostra vita.

Questa volta, a scoprire nuovi meccanismi legati al sonno, sono stati i ricercatori dell'Università di Stanford, secondo i quali le interruzioni del sonno hanno conseguenze negative sulla nostra capacità di memorizzazione, sulla concentrazione e sull'apprendimento.

Lo studio ha dimostrato che anche se si dorme a lungo, per 8 ore, e nonostante ci si possa sentire riposati, i mini risvegli in cui ci possiamo imbattere durante la notte potrebbero inficiare la nostra memoria.

Diverse sono le cause che possono provocare queste brevi interruzioni del sonno. Tra i disturbi più frequenti troviamo l’apnea del sonno, l’alcolismo e l’Alzheimer.

Anzi, le persone affette da patologie legate alla memoria, tra cui l'Alzheimer o altri deficit cognitivi associati all'età e alla demenza senile, presentano anche disturbi del sonno. In ogni caso, non è stato ancora stabilito se le interruzioni del sonno siano una causa o una conseguenza delle suddette malattie.

Gli studiosi di Stanford hanno analizzato il comportamento di alcuni topolini, alterando alcune cellule in modo tale da poterle controllare con la luce. Successivamente, hanno agito sulle cellule che svolgono un ruolo tra il passaggio dal sonno alla veglia. Inviando impulsi di luce a tali cellule, ad un gruppo di animaletti è stata provocata un'alterazione del sonno, senza tuttavia comprometterne la durata o nemmeno la qualità.

Dall'osservazione successiva, è emerso che i topi che avevano subito l'alterazione del sonno, avevano maggiori difficoltà a riconoscere gli oggetti familiari e ad imparare cose nuove, rispetto a quelli che invece avevano dormito regolarmente.

L'importanza di un corretto riposo è legata anche al fatto che durante il giorno accumuliamo i ricordi, che vengono poi riorganizzati e ordinati nel corso della notte, nei periodi di riposo.

La continuità del sonno è uno dei principali fattori interessati da diverse condizioni patologiche che colpiscono la memoria, tra cui l'Alzheimer e altri deficit cognitivi legati all'età”, ha spiegato il dottor Luis de Lecea, coordinatore dello studio.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Sciences.

Francesca Mancuso

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