Su una remota isola della Patagonia, all'estremità meridionale del Sud America, gli scienziati hanno fatto una scoperta affascinante che potrebbe fornire indizi preziosi sul modo in cui si sono formati i continenti. Un team di speleologi cileni e francesi ha scoperto un sistema di circa 20 grotte calcaree nel cuore del Cile.
Alcune, situate a circa 50 metri di profondità, contenevano frammenti di ossa di piccoli animali e pitture rupestri. Gli scienziati, dunque, hanno dovuto calarsi per penetrare tali caverne, alcune delle quali si inabissavano nei meandri della terra anche ad oltre 65 metri di profondità.
E quel che si è presentato agli occhi dei ricercatori sono stati, appunto, dipinti murali e frammenti di ossa lasciate dai popoli indigeni. Reperti che potrebbero aiutare a datare le grotte. "Si potrebbero creare i modelli delle aree dove i continenti si distanziarono e questo potrebbe essere uno di quei luoghi. È un luogo chiave e si trova qui, in Cile". È quanto spiega entusiasta la speleologa Natalia Morata.
La spedizione è l'ultima di una serie di missioni di ricerca effettuate dall'associazione francese Centre Terre, alla quale si deve l'aver rintracciato tipi di rocce nelle grotte che, normalmente, si trovano in zone più temperate. Per questo, proprio tali reperti potrebbero fornire indizi su come i continenti si separarono.
Per quel che concerne le pitture rupestri, invece, probabilmente si devono al popolo Kawasqar, noti anche come Kawashkar, Alacalufes, Halakwulup. Una varietà di nomi diversi in parte a causa delle grandi dimensioni del territorio da essi abitato.
Oggi non ci sono molte persone appartenenti all'antico popolo Kawasqar e la loro cultura sta facendo grandi sforzi per garantire che non vada perduta. Gli ultimi rappresentanti del gruppo etnico che conservano la lingua e la parlano ogni giorno vivono a Puerto Eden.
Ed è anche grazie ad essi che gli speleologi sperano di essere in grado di fornire maggiori informazioni sulle misteriose grotte cilene.
Federica Vitale
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