Le 8 cose piu' strane mangiate dagli scienziati (animali inclusi)

8 cose strane

La scienza per progredire sperimenta. Anche in modi strani e discutibili. Nella storia gli studiosi hanno anche più volte assaggiato l’oggetto dei loro studi, persino quando erano esseri viventi. LiveScience ha selezionato le 8 cose più strane (o se vogliamo assurde) che l’uomo è arrivato a compiere per soddisfare la sua sete di conoscenza.

Sapori acquatici

Sembra proprio che i biologi marini non possano farne a meno per compiere i loro studi: mangiano veramente di tutto. Quelli che si occupano degli oceani si preparano vere e proprie zuppe di plancton, calamari vampiri e policheti tubicoli, e non sono da meno gli scienziati che lavorano nel mare poco profondo, che spesso assaggiano specie come il riccio di mare.

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Nell’800 animali senza distinzione di sorta

Gli scienziati del XIX secolo hanno mangiato tutte le specie, non solo quelle di loro interesse. Anche illustri studiosi come Charles Darwin hanno saziato la loro sete di sapere mangiando animali di tutti i tipi. Anzi sembra proprio che lui fosse famoso per divorare tutto quello che incontrava. Non proprio un vegetariano, dunque. Anche William Buckland, geologo e paleontologo che ha descritto il primo fossile di dinosauro completo, il Megalosaurus, pare fosse un mangiatore insaziabile. Si dice che abbia ingoiato anche topi e talpe, nonché il cuore conservato di Re Luigi XIV.

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Insetti e di più

Gli entomologi, gli studiosi degli insetti, proprio non riescono a fare studi senza prove organolettiche, a discapito delle povere creature. Non che mangiare gli insetti sia una loro prerogativa, visto che questo regno animale è composto di specie ricche di proteine e che molte culture non occidentali, per questo, ne fanno quotidiano uso alimentare. Ma alcuni di loro si spingono molto più in là, cibandosi persino di specie non incluse generalmente nei menù, come la piralide (un lepidottero), nel tentativo di convincere gli studenti universitari (o i giornalisti) a mangiare insetti.

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Cadaveri di animali antichi

Gli scienziati non si fermano neppure di fronte ai morti. E per i loro studi (o le loro curiosità) a volte si cimentano in assaggi di animali antichi. L’Università di Fairbanks Alaska) racconta per esempio che il paleontologo Dale Guthrie e i suoi colleghi hanno ritrovato la carcassa di un bisonte risalente a circa 36 mila anni fa, chiamato Blue Babe, mangiandone poi un pezzo prelevato dal collo. Gurtie ha poi riferito in un libro che la carne era dura e aveva “sapore di Pleistocene” (un’era geologica, N.d.R.).

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I ghiacciai e il sapore di antico

Altro gruppo di studiosi che non si sono fermati davanti a nulla è quello dei cosiddetti ‘scienziati polari’, ovvero coloro che compiono studi tra i freddi ghiacciai dei poli. L’avvento delle tecniche per perforare i lastroni di ghiaccio millenario ha permesso a questi scienziati di poter analizzare l’acqua delle ere geologiche dell’infinito passato. Ma tra queste analisi non hanno potuto fare a meno di inserire quella organolettica.

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A proposito di acqua millenaria

A caccia di acqua del remoto passato, che non fosse quella dei ghiacciai, Barbara Sherwood Lollar dell’Università di Toronto sembra aver riferito al Los Angeles Times di averne scoperto una sontuosa quota che risale a circa 2,6 miliardi di anni, in una miniera dell’Ontario (Canada). Il campione è stato prelevato a 2 miglia (3,2 km) di profondità, in una regione piena di minerali della roccia circostante, come il ferro e il sale. La scienziata ha riferito che il sapore era disgustoso e la consistenza più viscosa dell’acqua di rubinetto.

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A rischio la salute in nome della scienza

A volte gli scienziati mettono a rischio la loro stessa vita, procurandosi volontariamente delle infezioni o delle patologie in modo da dimostrare alcune teorie. Barry Marshall ne è un esempio calzante: ha infatti bevuto una coltura contenente Helicobacter Pylori per dimostrare che questo batterio è in grado di procurare ulcere allo stomaco. Grazie a questo “sacrificio” si è in effetti scoperta l’azione patogena del microorganismo, e lo scienziato, insieme al collaboratore di lunga data Robin Warren, fu poi insignito per questo del Premio Nobel per la Medicina nel 2005.

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Diagnosi via assaggio

Il diabete è oggi una malattia nota e caratterizzata, anche se di fatto i trattamenti disponibili a base di insulina servono solo ad evitare i suoi danni, più che a correggere il problema a monte. Per arrivare alla sua causa originaria si è però passati per un assaggio quanto meno particolare: gli scienziati dell’epoca hanno dovuto “assaporare” l’urina dei pazienti, per poter ipotizzare, e quindi confermare, che la patologia è dovuta ad un incremento di glucosio nel sangue. La secrezione dei diabetici appariva infatti dolce come il miele, da cui il nome di ‘diabete mellito’.

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La scienza è dunque passata attraverso sacrifici degli studiosi in alcune situazioni, ma in altre a discapito di altre forme di vita, spesso, in questo caso, con incremento di conoscenza discutibile. Ma è proprio impossibile evitare, almeno adesso, paradossali percorsi scientifici?

Roberta De Carolis

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