É davvero possibile prevedere i terremoti? La domanda è tornata ancora alla ribalta per svariate ragioni. Questa notte nel Pollino c'è stata una forte scossa di terremoto di magnitudo poco dopo l'1.00 tra la Calabria e la Basilicata. Molte le persone che hanno trascorso la notte in piazza. Da tempo l'area è soggetta a scosse. E ieri notte i sismografi ne hanno contate decine.
Adesso in Calabria, nei comuni di Rotonda, Mormanno, Laina Borgo e Castello, la paura è tanta. L'Emilia e L'Aquila sono ancora ricordi molto vicini. Si teme il peggio, anche se non le scosse non hanno provocato alcuna vittima. Ma cosa sanno gli esperti sui terremoti? Davvero nel 2012 non siamo ancora in grado di prevedere se e quando un terremoto avrà luogo?
Di recente, noi di NextMe abbiamo intervistato due dei più grandi esperti del settore, l'ing. Alessandro Martelli, Assistente del Direttore Generale dell’Enea per lo sviluppo di tecnologie antisismiche e già Direttore del Centro Ricerche di Bologna dell’Agenzia e Giuliano Panza, professore ordinario di sismologia presso l’Università di Trieste.
Pur affermando entrambi che non è possibile prevedere i terremoti, i due esperti non hanno escluso che alcune analisi consentano di "determinare gli intervalli temporali (TIPs, ovvero Times of Increased Probability) in cui risulta aumentata, rispetto alle condizioni normali, la probabilità che si verifichi un terremoto con magnitudo superiore ad una certa soglia". Queste le parole del prof. Panza.
Con una metafora il professore di Sismologia ha spiegato che sono almeno quattro i sintomi che potrebbero indicare l’approssimarsi di un forte terremoto in una certa zona:
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le piccole scosse diventano più frequenti,
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tendono a raggrupparsi nel tempo,
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si verificano simultaneamente in aree distanti
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presentano un aumento della magnitudo media.
"Possiamo paragonare la normale sismicità di fondo che caratterizza la Terra alla situazione di un formicaio, in cui il comportamento degli insetti, all’apparenza caotico, possiede tuttavia un suo ordine. Regna, potremmo dire, un’agitazione normale. E questa è la normale attività sismica. Ma, se improvvisamente l’agitazione delle formiche aumenta, può voler dire che si avvicina qualcosa di anomalo che non appartiene alla popolazione degli insetti (ovvero dei piccoli terremoti), ad esempio, la lingua del formichiere: è in arrivo un terremoto potente" dice Panza.
Preoccupazioni seguite e condivise dall'ing. Martelli, secondo cui alcuni istituti internazionali non di secondo livello, come l’Accademia Russa delle Scienze espressero delle preoccupazioni già nel gennaio di quest’anno, comunicandolee alla Commissione Grandi Rischi.
Ma cosa si intende per preoccupazioni? Spiega Martelli che i vari istituti fanno degli studi noti come Esperimenti di Previsione: "In base a terremoti un po’ più piccoli, ma non molto, di quelli che si temono per una certa zona, monitorati in modo continuo nel tempo, utilizzano una serie di algoritmi basati sull’analisi fisica dei fenomeni (meccanismo di sorgente, trasmissione delle onde, etc.). Quando questo monitoraggio mostra delle anomalie di comportamento, gli studiosi vanno ad esaminare il problema per capire se queste anomalie sono preoccupanti o meno. Se risultano preoccupanti scatta un cosiddetto allarme. I risultati delle analisi, in particolare, vengono distribuiti ad un certo numero di esperti (io, per esempio, li ho ricevuti, ma nella lista ci sono anche persone coinvolte a livello istituzionale). Pertanto, i primi di gennaio per il Sud e i primi di marzo per il Nord noi tutti della lista abbiamo ricevuto i rispettivi allarmi. Per fare un parallelo, è un po’ come se qualcuno si misurasse la temperatura corporea; se ad un certo punto questa ha un picco, si domanda se ha un raffreddore o la polmonite. Quindi, quando l’algoritmo mostra che è in atto una possibile polmonite, allora viene divulgato l’allarme".
Ma, precisa l'esperto, "non si tratta di previsioni in senso stretto. Non si possono prevedere, al di là di quello che qualcuno afferma, giorno e luogo esatto di un terremoto. Ci sono delle grosse incertezze, sia spaziali che temporali. Spaziali perché per disporre della base statistica necessaria per valutare se far scattare l’allarme o meno, la zona analizzata deve essere necessariamente grande, quindi si devono analizzare parecchi eventi significativi e non “terremotini” di magnitudo 1: bisogna andare a valori di magnitudo superiori a 4". Ma il terremoto al Sud di cui si è parlato nei mesi precedenti era lo stesso, se così si può dire, di quello temuto dal mondo scientifico?
Dall'altra parte, è recentissima la notizia della condannda in primo grado per il terremoto Aquilano dei componenti della Commissione Grandi Rischi, del vice capo dipartimento della Protezione Civile, del direttore dell'Ufficio Rischio Sismico della Protezione Civile e del direttore pro-tempore del Centro Nazionale Terremoti dell'Ingv.
Un fatto che ha destato molto scalpore, sopratutto nel mondo scientifico. Lo stesso Ingv, attraverso un comunicato ha parlato del rischio di compromettere il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite la comunicazione dei risultati delle proprie ricerche al di fuori delle sedi scientifiche.
Secondo l'Ingv allo stato attuale è ancora impossibile prevedere un terremoto. L'unica arma di cui la popolazione è in possesso è la prevenzione. Basterà?
Francesca Mancuso
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