Fusione fredda. Nell'attesa del brevetto di E-cat, ancora oggetto di discussione, ne arriva uno assegnato al governo degli Stati Uniti, dopo sette anni di attesa. Il lavoro cita anche uno studio del 1996 di Francesco Celani, che ci ha segnalato la notizia. Un goal per la ricerca su queste tematiche e un forte segnale di interesse da parte delle autorità.
'Sistema e metodo per generare particelle': questo il titolo del patent accettato il 16 aprile. Non evidente da queste parole il meccanismo del processo. Ma la lettura della descrizione fornisce dettagli molto chiari: "Le particelle vengono generate […] attraverso un processo chimico e, a seconda del substrato, tramite interazione magnetica – si legge infatti nel testo - Esempi di particelle generate e rilevate possono includere […] particelle alfa, particelle beta, raggi gamma, protoni energetici, deutoni, tritoni, e neutroni".
Particelle ed energia dunque, prodotte da un meccanismo elettrochimico che ricorda molto altri tentativi di realizzare apparecchiature basate sulle Lenr. Si parla infatti di una cella elettrolitica contenente acqua pesante (ovvero con deuterio invece che idrogeno) a corrente costante e sottoposta ad un campo esterno, dove un metallo in grado di assorbire deuterio verrebbe depositato sul catodo, probabile sede della reazione di fusione.
Il patent propone anche applicazioni di tali emissioni: secondo gli autori le particelle prodotte possono infatti generare altri nuclei, quindi nuovi elementi, ed eventualmente materiali strategici, essere utilizzate come strumenti di bonifica dei rifiuti nucleari, o per trattare alcuni tumori (in modo analogo alle attuali radioterapie).
Questo è il secondo brevetto assegnato alla fusione fredda negli Usa, dopo quello concesso a George H. Miley. Ma stavolta è lo stesso governo statunitense il proprietario, notizia che si affianca a quelle circa l'interesse di enti americani come la Nasa. Una svolta epocale per un campo di ricerca che ha lavorato spesso in sordina, per via di molte diffidenze manifestate dalla comunità scientifica, che hanno inevitabilmente condizionato anche la considerazione della politica.
Che qualcosa stia veramente cambiando?
Roberta De Carolis
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