Fusione fredda: l’E-cat di Francesco Celani funziona

Celani National Instruments

Davanti agli ingegneri di National Instruments, Francesco Celani, vicepresidente della Società Internazionale di Scienze Nucleari della Materia Condensata, da anni impegnato nelle ricerche sulle reazioni nucleari a bassa energia (Lern), è riuscito a far lavorare per 6 ore un sistema Nichel-Idrogeno, producendo un piccolo ma evidente eccesso di calore (circa 14 W in modo stabile, ma con picchi di 22). Un E-cat alternativo a quello di Andrea Rossi, dunque.

Anche l’E-cat infatti funzionerebbe mediante una fusione di nichel e idrogeno, grazie ad un misterioso catalizzatore che gli inventori hanno posto sotto segreto industriale. Tale sistema produrrebbe in questo caso un grande quantità di energia in eccesso (sei volte quella di ingresso, secondo Rossi). Celani d’altronde ci aveva sempre creduto, ma aveva portato avanti le sue ricerche in modo personale e parallelo, diventando di fatto un altro concorrente nella gara che ha come obbiettivo realizzare una valida alternativa energetica al petrolio.

Dal canto suo la National Instruments, iniziale alleata di Rossi, poi smentita, aveva già dichiarato di voler investire nella fusione fredda, e che in effetti i suoi dipendenti erano attualmente a lavoro sul progetto. Non sappiamo se la dimostrazione di Celani sia dovuta ad una collaborazione, in atto o in programma, tra le due parti, ma il successo sembra comunque dare un’altra svolta a questa vicenda, che alterna inni alla rivoluzione a feroci critiche e delusioni.

I tecnici della compagnia americana hanno effettuato tutte le misurazioni per assicurarsi che il sistema progettato da Celani fosse realmente funzionante. “Gli ingegneri di National Instruments hanno fatto un lavoro fantastico nel mettere tutto insieme, fare il cablaggio e ottenere tutte le parti di cui avevamo bisogno” ha infatti dichiarato Dennis Letts, un ricercatore indipendente di Austin (Texas), anche lui impegnato negli studi su questo campo, che ha assistito Celani durante la dimostrazione.

Un’ulteriore conferma arriva anche da Rob Duncan, professore presso l’University of Missouri, il quale ha dichiarato durante il NIWeek (conferenza iniziata lo scorso 6 Agosto, in conclusione oggi presso l’Austin Convention Center in Texas) che l’effetto di calore registrato in questo tipo di esperimenti è anomalo ma reale.

Roberta De Carolis