Fusione fredda. Andrea Rossi ha detto tante volte di voler produrre energia elettrica con l'E-cat, ma intende vendere l’apparecchiatura ad industrie intermediarie, e questa strategia, apparentemente non molto conveniente per lui stesso, appare come l’ennesima contraddizione. E mentre l’inventore italiano continua a contraddirsi, l’ex collega di Sergio Focardi, ora rivale, Francesco Piantelli, prosegue le sue ricerche, e c’è chi è pronto a confermare che il suo progetto sarà finanziato.
Sul blog EnergeticAmbiente.it, infatti, è comparsa la testimonianza del ricercatore e divulgatore scientifico Roy Virgilio, che sostiene di essere andato personalmente presso il laboratorio di Piantelli. Non dice molto su quello che ha visto, dichiarando di non poterlo fare, ma afferma con certezza che una misteriosa associazione è pronta a finanziare il suo progetto: “I soldi saranno utilizzati direttamente per finanziare il laboratorio per lo sviluppo di tali generatori (già in fase di realizzazione) e saranno poi remunerati con le royalties derivanti dalla vendita dei generatori stessi o delle licenze concesse su tutto il territorio europeo”.
Siamo dunque già pronti con il progetto di Piantelli? Il ricercatore di Siena, che ha già un brevetto su una metodologia utile alla produzione di energia mediante fusione fredda, ha sviluppato un tecnologia che sembra sfruttare un meccanismo analogo a quello annunciato da Rossi e Focardi, la fusione di nickel e idrogeno con formazione di rame.
Non sappiamo con certezza se Rossi sia informato dei progressi, o presunti tali, dei suoi rivali, da Piantelli, a Carpinteri con la reazione piezonucleare, agli antichi amici della Defkalion, ma immaginiamo di sì. Eppure lui va per la sua strada, che, almeno apparentemente, sembra non essere così conveniente.
Iggy Dalrymple, un lettore del blog Journal of Nuclear Physics, ha infatti recentemente posto un’acuta osservazione a Rossi, invitandolo a vendere direttamente il suo E-cat alla cittadinanza e alle industrie, evitando di passare per intermediari, vista l’assoluta e più volte ribadita determinazione a trasformare la sua invenzione da strumento di produzione di energia termica a fonte diretta di energia elettrica. Dalrymple ha inoltre motivato la sua proposta in modo ineccepibile: “Questa via Le permetterebbe di proteggere meglio la sua proprietà intellettuale”.
Il cruccio di Rossi, la proprietà intellettuale, dietro la quale da sempre si trincera, evitando di dare dettagli tecnici per convincere la comunità scientifica della validità della sua scoperta, nella quale noi tutti speriamo. Eppure, con la laconicità che lo contraddistingue, l’inventore ha così risposto: "La nostra strategia è di vendere i reattori (ad industrie produttrici, N.d.R.), ma il Suo suggerimento potrebbe diventare di attualità in futuro”.
Perché Rossi, così preoccupato che la sua invenzione venga trafugata, preferisce intermediari, aumentando questo rischio? Cos’altro nasconde? Siamo costretti, nuovamente, a non avere risposte.
Roberta De Carolis