Negli ultimi mesi il batterio Escherichia coli (E.coli) è diventato tristemente famoso per aver infettato molte persone in Europa, causando anche diverse morti premature. Tuttavia sembra sia utile per generare biodiesel, carburante che, come dice il nome, si ottiene da fonte biologica, quindi alternativa al petrolio. Lo hanno scoperto i ricercatori dell’Università di Stanford (Palo Alto, California, Usa), guidati da Chaitan Khosla.
Il biodiesel è un modo molto economico e rispettoso dell’ambiente per produrre energia, in quanto sfrutta fonti diverse dal petrolio, e spesso riciclate da precedenti utilizzi (ad esempio l’olio già usato per friggere). Lo svantaggio è che per produrlo in quantità massive sarebbero necessari intensivi allevamenti o coltivazioni, e questo comporterebbe un danno non trascurabile agli equilibri agricoli, con possibili danni all’ecosistema. D’altronde la sintesi di queste molecole è lunga e spesso complicata, quindi non molto economica.
Per questo la scoperta di Khosla e i suoi potrebbe avere ripercussioni importanti per la ricerca perché consentirebbe di sintetizzare in modo rapido e poco costoso il biodiesel. Infatti il batterio E. Coli è normalmente presente nell’intestino degli esseri umani, ed è in grado di catalizzare la trasformazione di zuccheri, praticamente privi di costo, in molecole derivate degli acidi grassi, molto simili al gasolio.
Un motore biologico dunque, con i vantaggi e i limiti che questo comporta, come spiega Khosla: “La buona notizia è che il motore che genera acidi grassi all’interno di E. Coli è molto potente; la cattiva è che esso è soggetto a diversi controlli rigidi della cellula”. Questo significa che la velocità di reazione è molto elevata, ma solo in particolari condizioni dettate dalla cellula.
“Volevamo capire che cosa limita il processo di conversione dello zucchero in olio –continua a questo proposito il capo progetto- La domanda che ci siamo fatti è simile a quella che si può porre per capire cosa impedisce alla mia Honda di non superare i 150 miglia all’ora. La cosa più diretta ed efficiente che possiamo fare per rispondere a tale quesito è portare il motore fuori dalla cellula e farlo funzionare in un test di laboratorio”.
Attualmente i ricercatori, infatti, non conoscono perfettamente la biochimica della cellula del batterio, e quindi non sono in grado di capire ed eventualmente riprodurre le condizioni nelle quali la catalisi avviene nel modo più efficiente e rapido. Per questo un ulteriore passo per il futuro sarà un intenso studio di tutti i meccanismi regolatori che sono dietro a questa reazione.
Il lavoro è stato finanziato dalla Ls9, una compagnia produttrice di biodiesel, e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Roberta De Carolis