E-Cat: la fusione fredda, sogno realizzato o falsa speranza?

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Tutti i giornali e le riviste scientifiche parlano ormai da diversi mesi della scoperta degli scienziati italiani Andrea Rossi e Sergio Focardi: E-cat, l’apparecchio, che in qualche modo ancora tenuto abbastanza nascosto dai ricercatori, riesce a far avvenire la fusione di nuclei atomici senza fornire un’energia tale dall’esterno da rendere il guadagno pressoché trascurabile. Sebbene gli inventori tengano spesso a precisare come la loro macchina non consenta la fusione fredda vera e propria, ma una reazione nucleare a bassa energia, in ogni caso, se vera, questa potrebbe essere la reale rivoluzione del futuro.

L’apparecchiatura E-cat funziona con polvere di nickel e idrogeno puro per la produzione di rame: in poche parole, grazie ad un catalizzatore ancora misterioso, i nuclei di idrogeno entrerebbero nel metallo, trasformandolo in rame. Il nickel infatti differisce dal rame solo per un protone, fornito dall’idrogeno che ne contiene appunto solo uno. La loro fusione dà quindi vita al rame, rilasciando una grande quantità di energia.

Ma quanto costerebbe tutto ciò? Le materie prime non sono certo né di facile reperibilità né economiche, ma finora l’apparecchiatura è stata montata dai ricercatori e rimasta nei laboratori. Una produzione industriale sicuramente ne abbasserebbe i costi, i quali comunque, in virtù del vantaggio energetico che ne deriverebbe, sarebbero più che ammortizzati. Al momento si parla di 500 euro al Kw.

Tutto ora si gioca sul capire se l’E-cat è una bufala oppure il miracolo. Innanzitutto gli inventori non rivelano il mistero circa il catalizzatore che favorirebbe l’ingresso dell’idrogeno nella polvere di nickel, e questo quanto meno limita molto le considerazioni e le valutazioni degli esperti. Ma fin qui ci si potrebbe limitare a dire: si vedano i risultati, poi si giudichi. I problemi sotto sono molti altri.

Andiamo con ordine, partendo dalla storia di Andrea Rossi: per quanto il ricercatore si faccia chiamare ingegnere, in realtà ha conseguito la laurea in ingegneria chimica presso un’università americana non accreditata, quella di Kensington in California; lo stesso ente governativo statunitense Department of Commerce & Consumer Affairs - Consumer Protection, per quella università afferma ufficialmente che “Il giudizio rimane completamente insoddisfacente”.

Andrea Rossi era già noto inoltre per aver inventato una metodologia in grado di rendere disponibile petrolio dai rifiuti organici (refluopetrolio), attraverso la distruzione chimica delle materie plastiche dei rifiuti stessi. In seguito a questa trovata, che sembrava geniale, Rossi fondò un’azienda, la Petroldragon, che raccolse a basso costo rifiuti da diverse aziende. Tuttavia poco dopo il tutto fu messo sotto sequestro e l’inventore subì una serie di processi, dal quale alla fine risultò assolto, ma che fecero dubitare della sua professionalità.

Ma veniamo ad E-cat in particolare: tra tutte le incertezze tuona quella fornita dai fisici presenti al seminario tenuto da Focardi il 4 Maggio presso l’Università di Pavia, secondo cui il flusso di neutroni derivante dalla reazione in gioco non potrebbe in alcun modo essere schermato dal sottile strato di piombo previsto per il macchinario, per il quale tra l’altro la Svizzera ha rifiutato la concessione del brevetto.

In effetti il Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale), organizzazione fondata nel 1989 per fornire indagini scientifiche sul paranormale, lo stronca letteralmente. Tra l’altro già il fatto che il macchinario sia stato giudicato oggetto di studio da questo ente la dice lunga sulla “magia” che risiede dietro a questa produzione di energia. La conclusione del loro resoconto infatti sostiene con fermezza: “Fino a che non sarà fatta una verifica indipendente della produzione di energia, l’E-Cat rimane solo un’affascinante ipotesi”.

E d’altronde per ora non possiamo nemmeno avere riscontri pratici, al di là della teoria, visto che la società greca Defkalion Green Technologies, che si era dimostrata disponibile a commercializzare l’invenzione, ha fatto marcia indietro. Resta dunque il dubbio: invenzione troppo scomoda (come d’altronde poteva essere il refluopetrolio), o reale bufala?

Roberta De Carolis

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